Un viaggio in Siria, quand’era luogo di storia e arte

Un viaggio in Siria, quand’era luogo di storia e arte

LIBRO  Entrando per il valico turco, «il confine va raggiunto a piedi, portando a mano i propri bagagli. Macchine da presa, luci e cavalletto in spalla. E le borse da viaggio con quattro stracci e spazzolino da denti. Ci accorgiamo solo allora che altri viaggiatori percorrono la strada, anche loro carichi di valigie, borse, fagotti e pacchi. È una specie di pedaggio da pagare per entrare in Siria». Un diario di viaggio e un reportage giornalistico per raccontare il volto di un paese sconvolto dalla guerra.

C’era una volta la Siria. In tempo di pace
Roberto Di Diodato e Fulvio Scaglione
edizioni San Paolo
176 pagine
18 euro

Si racconta l’esperienza di una troupe televisiva, che per quindici giorni ha attraversato e visitato, da nord a sud, da est a ovest, tutta la Siria, alcuni anni prima degli eventi bellici che hanno avuto inizio nel marzo 2011. Il desiderio di sei viaggiatori di non dimenticare attraverso il loro racconto un altro tassello di quel puzzle che compone lo splendido Medio Oriente e che, a causa di una “stupida” guerra, si è sgretolato senza lasciare quasi più nulla. In un momento in cui della Siria vengono proposte solo Un viaggio in Siria, quand’era luogo di storia e arte 1immagini di violenza e di distruzione, polvere, fame, disperazione, il libro di Di Diodato e Scaglione restituisce il profumo di un’epoca ricca di storia e civiltà. Una nazione di grandi splendori artistici e di immense ricchezze ambientali e culturali, che tutto il mondo invidiava. Metropoli e città importanti, siti archeologici prestigiosi, musei, hotel e ristoranti incantevoli. Monasteri antichi e luoghi di culto moderni. Deserti e fiumi sui quali ha navigato la storia, i suk e i loro sapori, gli hammam e i loro profumi: «Strade polverose, rotonde che sono piste di autoscontro e piazze inverosimili». E, non da ultimo, l’incontro con padre Paolo Dall’Oglio, nel suo rifugio spirituale tra le montagne bruciate dal caldo del deserto, che sarebbe stato poi rapito nel 2013 e di cui ancora oggi non si conosce il destino.

«La luce del sole radente illumina i profili delle pecore in un’aureola bianco-oro. La bambina ha i capelli raccolti sulla nuca, un codino capriccioso le ballonzola sulla schiena ogni volta che si muove. Il bambino sta fermo e si appoggia a un bastone, come un vecchio e assennato pastore. La kefiah a quadri bianchi e rossi gli copre il capo. Un cane bianco fa il lavoro più sporco». Un racconto che si snoda anche tra le case e gli occhi della gente, tra le loro piccole storie quotidiane, per coglierne gli sguardi e i sentimenti tenuti nascosti.

Della Siria celebrata in tutta la sua grande bellezza, oggi resta il coraggio dei siriani, la loro resistenza e l’attaccamento alla loro terra.

c.w.

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