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Turismo: servono investimenti, ma nel lungo periodo

Gabriella Aires rappresenta gli imprenditori del settore: «Il Governo deve considerare la nostra attività un’industria a tutti gli effetti»

Turismo: servono investimenti, ma nel lungo periodo

AGENZIE DI VIAGGIO «Serve un piano di investimenti a lungo termine: la pandemia ha bloccato l’industria del turismo almeno fino al marzo 2021; le perdite di fatturato arrivano fino al 100 per cento. Se non concepirà progetti di questo tipo, lo Stato dovrà prepararsi a versare le stesse somme sotto forma di cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali, per far fronte alla disoccupazione». Gabriella Aires dal 2018 guida la Fiavet regionale, l’associazione, costola di Confcommercio, che raggruppa e dà voce da oltre mezzo secolo a tutte le imprese del settore viaggi e turismo in Piemonte.

«Il Governo deve iniziare a considerarci come un’industria a tutti gli effetti, i provvedimenti presi finora non sono stati condivisi con le nostre imprese». La prospettiva, per tutta le filiera, è quella di un anno di stop: «Il turismo di prossimità non ci aiuterà se non in minima parte. Potrà essere, al massimo, un sostegno in questo anno di inattività».

Pesa la mancanza di iniziative organiche per il turismo, comparto che produce, da solo, il 13 per cento del Pil nazionale: «Le istituzioni non sembrano aver colto che se non ci aiutano rischiamo di sparire. Le prime stime dicono che buona parte dei nostri addetti dovrà cambiare lavoro; da due mesi non riceviamo altro che proclami». Secondo Aires, nella vita titolare di un’agenzia di viaggi a Chieri, servono soldi: «L’autorizzazione alla cassa in deroga è arrivata pochi giorni fa, solo perché l’Inps è stata sollecitata a lavorare in modo più celere. Intanto chi può, dopo aver pagato l’ultimo stipendio, anticipa parte del Tfr ai propri dipendenti; una scelta che avrà ripercussioni sul futuro, non tutti hanno, però, la liquidità per farlo». L’unica misura credibile introdotta sinora sono i voucher che hanno permesso di congelare gli acconti versati dai clienti per i viaggi che non si sono fatti.

«Un buon risultato, nell’immediato, perché ha salvato dal fallimento le agenzie», commenta Aires. «Secondo le norme vigenti, avremmo dovuto restituire, entro 14 giorni, gli acconti ai clienti, ma con quelli avevamo pagato i fornitori».

I 600 euro per le partite Iva sono più una conquista che un aiuto: «Devono ancora arrivare a un milione di persone», aggiunge. «Intanto i nostri dipendenti devono ricorrere ai buoni spesa».

Le obiezioni non risparmiano nemmeno il buono vacanza, inserito nel decreto Rilancio: «È prevista un’erogazione per le famiglie che può arrivare a 500 euro: con questo ticket, i cittadini, possono andare dall’albergatore, o qualsiasi altro fornitore di servizi, e beneficiare di uno sconto fino al 90 per cento sul costo della vacanza». In che modo? I soldi anticipati verrebbero recuperati sotto forma di credito sulle imposte da versare allo Stato. «Ma se l’albergatore riduce il fatturato, quali crediti potrà mai maturare?».

Con il fai da te si è rimasti “bruciati”

«Credo che questa esperienza abbia mostrato, a chi viaggia, l’importanza di avere alle spalle dei professionisti capaci di tutelarli»: Graziella Negri parla nella veste di responsabile della categoria agenti di viaggio presso l’Associazione commercianti albesi.

L’emergenza Covid-19, per gli addetti ai lavori, è stata anche questo: due mesi trascorsi non solo a cancellare sistematicamente prenotazioni, ma anche decine di telefonate alle ambasciate per concordare voli di rientro e convertire nei voucher vacanza, previsti dal decreto Cura Italia, gli acconti versati da chi aveva già prenotato. Quello che è stato fatto nel gergo tecnico del settore ha un nome: “riproteggere” i clienti. «Chi si è affidato al fai da te è rimasto “bruciato” questa volta. La prova? Molte persone, che non erano nostri clienti, si sono rivolte a noi per avere un aiuto nel viaggio di ritorno. Nell’era di Internet la nostra professione è screditata. Molti sono convinti che non passare per le agenzie serva a risparmiare soldi: oggi chi ha prenotato on-line è alle prese con rimborsi fissati a 18 mesi, i nostri clienti, invece, hanno avuto un buono-viaggio valido per tutto il 2021. Meritiamo una maggiore considerazione».

Il dopo è un’incognita per le 8mila piccole aziende italiane; nell’Albese un gruppo di realtà di vecchia data: «Dietro ognuna c’è una famiglia, stiamo parlando di persone alle quali servono indicazioni precise su come pianificare il futuro. Chi vede il turismo solo come spiagge o musei sbaglia: siamo una filiera ma al Ministero questo non sembra chiaro».

Davide Gallesio

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