Miroglio chiude la stamperia: 151 i posti a rischio

GOVONE Nel 2018 la riorganizzazione della stamperia di Govone si era conclusa con un successo delle trattative tra azienda e sindacati e zero licenziamenti. I 33 lavoratori in esubero erano stati ceduti alla Bfashion, operante nel mondo della logistica specializzata nel settore tessile e abbigliamento con sede a Castagnole delle Lanze. Il gruppo Miroglio in questo modo aveva rispettato la promessa di cedere il ramo d’azienda a una ditta distante non più di 10 chilometri da Govone e a compiere tutti gli sforzi possibili per scongiurare i licenziamenti.

Diversa e molto più grave è la situazione attuale in cui non si parla più di esuberi, ma di chiusura dello stabilimento aperto nel 1980.

Miroglio chiude la stamperia: 151 i posti a rischio
Lo striscione appeso in piazza Miroglio ad Alba

Martedì scorso, come un fulmine a ciel sereno è arrivata una nota dell’azienda che comunicava: «Il consiglio di amministrazione della stamperia di Govone, a fronte della decisione dell’assemblea dei soci di non ricapitalizzare la società, ha accertato il verificarsi di una causa di scioglimento e la conseguente messa in liquidazione della stamperia. Dal 6 luglio la produzione è stata sospesa».

Il gruppo Miroglio spiega che la decisione arriva al termine di dieci anni difficili, in cui il numero di dipendenti nello stabilimento è stato dimezzato e gli investimenti non hanno dato i frutti sperati: «Le difficoltà si sono cronicizzate negli ultimi dieci anni, in cui, salvo che nel 2015, si è visto un progressivo calo sia dei volumi sia dei risultati economici, determinando ingenti perdite, nonostante gli investimenti in tecnologia e rinnovamento e diverse riorganizzazioni. Le ragioni della crisi possono essere rintracciate nel profondo cambiamento che ha investito il mercato del tessile italiano».

Le perdite ammonterebbero a oltre 50 milioni di euro negli ultimi dieci anni. La crescita di nuovi mercati esteri in grado di produrre con costi più bassi e l’emergenza Covid-19 che ha quasi azzerato le vendite, hanno fatto il resto. Dai 400 dipendenti del 2006, nello stabilimento roerino si è passati ai 151 attuali, una parte dei quali (da 10 a 30) potrà essere spostata a Pollenzo e impiegata nella produzione delle mascherine chirurgiche di cui abbiamo scritto la scorsa settimana.

I 151 lavoratori impiegati a Govone sono dipendenti storici del gruppo Miroglio, con un’anzianità di lavoro di oltre 25 anni e un’età media che supera i 52 anni.

Miroglio chiude la stamperia: 151 i posti a rischio 2
Il presidio dei dipendenti davanti al Municipio di Alba

I sindacati e parte dei lavoratori (alcuni si sono sfogati con commenti sulla nostra pagina Facebook), hanno puntato il dito contro scelte sbagliate a livello dirigenziale e contro l’alternanza di supermanager con gestioni poco accorte. Non è mancato chi ha invocato il ritorno di Edoardo Miroglio, oggi imprenditore di successo in Bulgaria nel settore tessile ed enologico.

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha incontrato i lavoratori e si è impegnato per una loro rioccupazione, annunciando l’apertura di un tavolo regionale: «Nei prossimi giorni convocheremo un tavolo in Regione affinché gli ammortizzatori sociali per cessazione dell’attività vengano riconosciuti al più presto e contatteremo le banche del territorio affinché la cassa integrazione possa essere anticipata, evitando che i lavoratori perdano mensilità in un momento economicamente difficile per ogni famiglia».

Immediata la risposta di Banca d’Alba, come ha annunciato il presidente Tino Cornaglia: «Ho accolto l’invito del presidente Cirio per un intervento a favore dei lavoratori, sotto forma di anticipo della cassa integrazione e ogni altra misura necessaria. La squadra operativa è già al lavoro perché ogni segnale deve essere concreto e tempestivo. La nostra funzione sociale e finanziaria è assistere famiglie e imprese in ogni evenienza, nei momenti favorevoli di sviluppo e benessere come di fronte a situazioni di crisi».
Vicini ai lavoratori Miroglio anche il sindaco di Alba Carlo Bo e l’ex primo cittadino Maurizio Marello, ora consigliere regionale.
Lo stabilimento di Govone era l

più grande stamperia in Europa, con 64mila metri quadri di superficie, più di 3.500 disegni elaborati ogni anno e una capacità produttiva di circa 10 milioni di metri di tessuto.

Gli operai: «Quando non gli servi più ti danno un calcio»

Tutto è rimandato al vertice di giovedì 16 fra sindacati e proprietà: il destino dei 151 operai dell’ex Stamperia di Govone dipenderà dall’esito delle trattative sulla ricollocazione. Il tema è stato discusso già venerdì scorso fra i sindacati e la dirigenza nella sede di via Santa Margherita, ad Alba. Un picchetto di dipendenti ha manifestato davanti all’edificio e per domani, mercoledì, è stato proclamato uno sciopero di otto ore in tutti gli stabilimenti del gruppo.

Il dirigente provinciale della Cisl Angelo Vero riassume, facendosi portavoce dei colleghi Vito Montanaro (Uil) e Maria Grazia Lusetti (Cgil), il piano esposto alla dirigenza: «Il primo passaggio sarà la cassa integrazione straordinaria: dovremo chiedere al Ministero delle attività produttive l’attivazione della procedura». Il secondo passo sono le ricollocazioni, il tema più dibattuto: «I numeri esatti ci verranno forniti giovedì. I dirigenti sono stati vaghi e il numero di collocazioni interne è molto basso. Anche i lavoratori che potranno collegarsi direttamente alla pensione non sono più di 20 ma abbiamo chiesto all’azienda di verificare i dati».

Miroglio chiude la stamperia: 151 i posti a rischio 1
Il presidio dei dipendenti davanti al Municipio di Alba

Il terzo passo è l’attivazione del dialogo con le autorità locali. Prosegue Vero: «Il sindaco di Alba Carlo Bo ha confermato l’incontro di mercoledì 15 in Municipio. Chiederemo alle autorità di accelerare l’iter verso la cassa integrazione e la costruzione di canali per la ricollocazione sul territorio dei dipendenti».
Giovedì si era svolta l’assemblea sindacale a Castagnole delle Lanze. «Non potevamo trovarci a Govone perché lo stabilimento è stato messo in vendita», ha spiegato Vero. Davanti ai cancelli pochi operai hanno voglia di parlare. Qua e là capannelli e qualche commento: «Trent’anni di lavoro, ho fatto sabati e domeniche e poi, quando non gli servi più, ti danno un calcio nei…», è lo sfogo di un lavoratore. A poca distanza, altri due parlottano fra loro: «E adesso cosa facciamo?». La risposta è unita al cenno verso la vicina provinciale: «La strada è lì».

Racconta il responsabile Mario Rolandini: «Eravamo una delle stamperie leader in Europa. Abbiamo saputo per ultimi della chiusura, i giornali erano già informati. Un ragazzo, appena assunto, con una mascherina dell’Inter si è presentato per dirci che Govone chiudeva. Aveva davanti gente con venti o trent’anni di lavoro alle spalle. Ricollocarci sarà un problema».

Banner Gazzetta d'Alba