Anche le donne partecipano ai ministeri laicali in chiesa

MOTU PROPRIO DEL PAPA La liturgia della Chiesa non è mai stata esclusivamente del sacerdote, ma la Messa ha sempre avuto bisogno fin dagli inizi della presenza di altre persone, per celebrare i misteri della salvezza, nella lode e a gloria di Dio.

In ogni Eucaristia presieduta dal sacerdote, è necessaria la presenza di altri ministri, per leggere le letture e per preparare l’altare, per cantare e per distribuire la Comunione, per servire alla celebrazione.
Nei secoli questi compiti di leggere e di servire erano svolti da persone scelte all’interno della comunità. Il leggere, a esempio, comportava una adeguata capacità. Pochi sapevano leggere. Per questo il compito di proclamare le letture era affidato a persone competenti. Proprio per non far mancare nelle celebrazioni la lettura della parola di Dio, si iniziò a incaricare delle persone preparate: e quell’incarico iniziò ad avere una stabilità e un conferimento ufficiale da parte della Chiesa – un ministero – con tanto di benedizione del vescovo. Ma questo incarico venne via via riservato ai chierici, ai monaci e ai sacerdoti, e non ci fu più spazio per i laici.

Anche le donne partecipano ai ministeri laicali in chiesa

Il concilio di Trento prescrisse di conferire quegli incarichi liturgici ai seminaristi, persone cioè sulla strada del sacerdozio, rendendo quei compiti come tappe di avvicinamento all’ordinazione. Furono chiamati “ordini minori” ed erano quattro: lettorato (il compito di leggere le letture); accolitato (il compito di servire all’altare); ostiariato (accogliere i fedeli in chiesa); esorcistato (pregare per liberare i catecumeni dal male). Queste scelte esclusero così i laici, sia uomini che donne, dalla ministerialità liturgica.

Dopo il concilio Vaticano II, papa Paolo VI con la lettera apostolica Ministeria quaedam (1972) modificava la prassi della Chiesa, abolendo l’ostiariato e l’esorcistato (ormai in disuso) e lasciando il lettorato e l’accolitato, ma non più come “ordini minori”, riservati a coloro che diventavano sacerdoti, ma indicandoli come “ministeri laicali”, che cioè si conferivano ai laici. Tuttavia egli riservò l’istituzione del lettore e dell’accolito, «secondo la veneranda tradizione della Chiesa», solamente agli uomini.
Ma la pastorale liturgica delle celebrazioni nelle chiese non vide solo il servizio di ministri istituiti uomini. Molti servizi ecclesiali o uffici vennero e sono tutt’oggi esercitati di fatto da tanti membri della comunità, per il bene della Chiesa, spesso per un lungo periodo e con grande efficacia, senza che sia previsto un rito particolare per il conferimento dell’incarico. Ci sono infatti moltissime donne che hanno curato e curano il servizio alla Parola e all’altare; che ogni domenica leggono le letture in chiesa; che preparano e organizzano le celebrazioni eucaristiche. Ma questi compiti sarebbero svolti in deroga alle indicazioni della Ministeria quaedam.

Ecco allora che papa Francesco decide di riconoscere «quel contributo prezioso che da tempo moltissimi laici, anche donne, offrono alla vita e alla missione della Chiesa», dando la possibilità di ricevere «anche attraverso un atto liturgico» l’istituzione ufficiale di questi servizi laicali, che non sono riservati a coloro che diventeranno sacerdoti, ma nascono come servizio liturgico concreto di cristiani – battezzati e cresimati – alla propria comunità. E così papa Francesco, il 10 gennaio 2021, con un motu proprio – intitolato Spiritus Domini – ritenendo che «la riserva ai soli uomini non appartiene alla natura propria dei ministeri del lettore e dell’accolito», offre «ai laici di entrambi i sessi la possibilità di accedere al ministero dell’accolitato e del lettorato, in virtù della loro partecipazione al sacerdozio battesimale».
La scelta di conferire anche alle donne questi uffici, che comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del vescovo, rende più effettiva nella Chiesa la partecipazione di tutti all’opera dell’evangelizzazione. «Questo fa anche sì che le donne abbiano un’incidenza reale ed effettiva nell’organizzazione, nelle decisioni più importanti e nella guida delle comunità ma senza smettere di farlo con lo stile proprio della loro impronta femminile» (Francesco, Querida Amazonia, n. 103).

don Francesco Mollo

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