RISTA: canapa di prima qualità, per qualcuno anche la juta.
Batista fiȓa ȓa rista, ȓa rista a së s-cianca;
Batista o monta ‘n sȓa banca, da ȓa banca o dròca;
Batista o monta ‘n sȓa ciòca, ȓa ciòca a fa din-dan; Batista o-s lava ëȓ man!
Una delle filastrocche piemontesi più comuni: ognuno ha la propria versione, tramandata oralmente da chissà chi. La cosa certa per tutti è che il signor Battista è alle prese con la filatura di canapa dall’ottima qualità: la rista! Proprio di questo andiamo a parlare, ora che le temperature paiono essersi stabilizzate. La rista è dunque la parte migliore della canapa, quella utilizzata per fare lenzuola e tessuti di buonissima qualità, per qualcuno chiamata espressamente cànoȓa. La canapa di seconda e terza qualità, è spesso utilizzata per fare le corde. Si tratta pressapoco della juta. Solo immaginare le lenzuola dello stesso tessuto dei sacchi agricoli, diciamocelo pure, potrebbe provocarci un prurito terribile. La famiglia lessicale è di origine germanica con l’antico lemma wrista (roccata di lino, filamento di lino).
La fibra estratta dalla canapa è un materiale ecologico in quanto la sua coltivazione non rende necessari fertilizzanti, erbicidi e pesticidi chimici. Cresce molto rapidamente in aree con un clima temperato e ha una resa di produttività estremamente elevata: il 250% di fibre tessili in più rispetto al cotone. La canapa tessile viene utilizzata da migliaia di anni: pensiamo che indumenti in questa fibra sono stati ritrovati in tombe risalenti all’ottomila avanti Cristo. Diffusa inizialmente tra le civiltà comparse in Asia, Medio Oriente e Cina, è stata sfruttata anche per fabbricare carta. Canapa e juta, sono quindi materiali utilizzati soprattutto in ambito sartoriale, a volte mixati con altri tessuti naturali come il cotone biologico. Quello dei costi è l’unico fronte su cui vince la juta, decisamente più economica. Il Piemonte è sempre stato uno dei principali fruitori di rista, che è anche un cognome diffuso da queste parti. Che siano tutti parenti del signor Battista della filastrocca?
Paolo Tibaldi
