ALBA Lavoratori o schiavi? L’apporto degli stranieri per le eccellenze del territorio è il titolo dell’incontro che si è svolto ieri, sabato 18 settembre, nell’ambito della Festa democratica. È possibile produrre eccellenze andando a scapito di altre persone, fino addirittura al loro sfruttamento? È il nodo della questione che il nostro territorio oggi sembra porsi e che ha riassunto nell’introduzione all’incontro William Revello, segretario del Pd albese. Il primo passo per cercare una soluzione è non essere complici, notando che qualcosa non va. Spesso le condizioni alle quali i lavoratori stagionali nella nostra provincia vengono accolti non sono adeguate.
Il dibattito è stato preceduto dalla proiezione del docufilm di Sandro Bozzolo, Siamo qui da vent’anni, che narra storie reali di lavoratori appartenenti a comunità macedone, sikh, africana, romena e cinese, ripreso nel corso della serata da Roger Davico, sindacalista e presidente della sezione di Cuneo dell’Associazione nazionale oltre le frontiere (Anolf). «La situazione attuale dei lavoratori arrivati in Langa per la vendemmia sta iniziando a cambiare rispetto agli anni scorsi: ora si fa formazione, corsi di italiano e per migliorare la conoscenza della vite», ha detto Davico.
La giornalista Valentina Furlanetto di Radio 24, autrice del libro Noi schiavisti: come siamo diventati complici dello sfruttamento di massa, ha descritto in esso nove settori: «all’interno dei quali in ogni caso la mediazione tra lavoratore e datore avviene attraverso cooperative o false cooperative; ai lavoratori peraltro è precluso l’accesso a qualsiasi concorso pubblico perché privi di cittadinanza e spesso non rimane alternativa che accettare condizioni di sfruttamento».
Per il consigliere regionale Maurizio Marello è venuto il momento di guardare in faccia la realtà con coraggio: «Vi è la reale necessità di manodopera. Da anni il 70% dei lavoratori in agricoltura è straniero e va predisposta un’accoglienza migliore per loro, ma fa comodo alla politica, così come agli imprenditori non parlarne. Crea imbarazzo constatare che, una delle aree più ricche d’Italia e Patrimonio dell’umanità, con una buona immagine di accoglienza, nasconda un sistema non sempre etico. La politica deve fare la sua parte e mi sento di dire che in questi ultimi mesi l’ha fatto balbettando. Anche la Regione Piemonte deve fare il suo: nel 2016 il consigliere Paolo Alemanno ha predisposto una legge con l’obiettivo di offrire un’accoglienza dignitosa ai lavoratori, legge oggi sottoutilizzata. Il presidente del Consorzio Barolo-Barbaresco ha recentemente parlato di Carta etica da sottoporre a firma degli imprenditori agricoli prima dell’adesione: si tratta di un tema molto importante».
È essenziale modificare la Legge Bossi-Fini del 2002 in materia di migrazione: lo hanno dichiarato all’unisono il consigliere Marello e Paolo Furia, presidente del Pd Piemonte: «La legge Bossi-Fini produce irregolarità, delinquenza e insicurezza e per queste ragioni va modificata ma la prima battaglia da fare è di ordine culturale. Dobbiamo essere maggiormente consapevoli di quanto sta dietro lo sfruttamento dei lavoratori. Il problema è la condizione in cui alcuni lavori vengono svolti: questo sistema non è sostenibile sul lungo periodo».