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Proviamo a vedere il mondo come lo vede Dio

PENSIERO PER DOMENICA – SESTA TEMPO ORDINARIO – 13 FEBBRAIO

Nelle letture della VI domenica del Tempo ordinario troviamo alcune delle affermazioni più lapidarie di tutta la Scrittura. Prima il grido del profeta Geremia (17,5-8): «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo!», appena attenuato dal: «Benedetto l’uomo che confida nel Signore». Poi Gesù lancia al mondo le sue beatitudini (Lc 6,20-26). Infine Paolo che sintetizza in un versetto il cuore della fede: «Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede» (1Cor 15,17).

Proviamo a vedere il mondo come lo vede Dio
Il discorso della montagna, da miniatura francese del XIII secolo, nella Biblioteca Mazarine (Parigi).

Per capire il grido disperato di Geremia dobbiamo entrare nello stato d’animo di questo giovane, oltraggiato e perseguitato fino al punto da perdere quasi ogni fiducia nella bontà del genere umano. Non è difficile immaginare quanta sofferenza si nasconda dietro il suo grido di maledizione. Solo un cuore ferito può suggerire parole simili. Il grido raggelante di Geremia trova eco in tutte le vittime della violenza. Richiama alla mente la domanda di Lévinas: dopo Auschwitz possiamo credere nell’uomo? È il grido che sale alle labbra di chi è ferito dal dolore o dalla morte, di chi è vittima di violenze e ingiustizie, di chi è costretto a far partire i propri figli per non vederli morire di fame, di chi non riesce a proteggerli dalla bombe, li vede morire di freddo o affogare nel mare…

C’è qualcuno di cui fidarci? La risposta viene da Gesù: possiamo fidarci dell’uomo delle beatitudini, di chi le vive. Il primo, forse l’unico, ad averle vissute a pieno è stato Gesù. Ma le beatitudini sono un messaggio rivolto a ognuno di noi. Lo cogliamo bene nel racconto di Luca, che presenta alcune novità rispetto al testo di Matteo: le beatitudini sono ambientate in luogo piano, colpiscono per la loro brevità (sono quattro rispetto alle nove di Matteo), sono associate ai rispettivi “guai!”, ma soprattutto sono alla seconda persona plurale: il “voi” è un messaggio personale a ciascun lettore o ascoltatore.

Le beatitudini sono un sogno? In apparenza sì, perché in questo mondo mai o quasi mai sono felici i poveri, gli affamati, i perseguitati… Semmai sembrano felici i ricchi, i sazi, chi ha successo. Le beatitudini ci mettono davanti agli occhi il mondo come lo vede Dio: la felicità sta nel fidarsi di Dio, nel non essere troppo sazi, per avere ancora aspirazioni, sta nel pianto inteso come solidarietà con il dolore degli altri, sta nella coerenza di vita fino alla persecuzione. Se un simile progetto di vita ci sembra improponibile, pensiamo che anche i discepoli l’hanno colto in pienezza solo dopo la risurrezione. Come ci ricorda Paolo, la risurrezione di Gesù è la chiave interpretativa della sua vita, del suo messaggio e delle conseguenze per noi: «Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede», anche la fede nelle beatitudini!

Lidia e Battista Galvagno

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