Ultime notizie

L’Alba di Valerio Berruti, la fanciulla dedicata alla città (INTERVISTA)

L'Alba di Valerio Berruti, la fanciulla dedicata alla città (INTERVISTA)
Il render della futura piazza Ferrero

L’INTERVISTA Valerio Berruti è sul treno che lo sta portando a Venezia, per la Biennale d’arte contemporanea. È un momento di pausa giusto per parlare di Alba, la monumentale figura di bambina da lui creata per dare la nuova impronta artistica al riassetto di piazza Michele Ferrero.

Partiamo dall’inizio del progetto, Valerio.

«Quando la signora Maria Franca Ferrero venne a conoscenza dell’intenzione dell’Amministrazione di riqualificare la piazza espresse la volontà di donare un’opera in memoria del signor Michele che rendesse ancora migliore quello spazio (“Vorrei che rappresentasse un affettuoso richiamo a quei valori che mio marito considerava primari: la fantasia, la libertà, la curiosità verso il nuovo e verso il futuro, il senso della famiglia e della comunità”, le parole riportate da Gazzetta nel numero del 25 maggio 2021, nda). La signora – che mi aveva mostrato apprezzamento per la mostra La giostra di Nina – con il sindaco Carlo Bo ha chiesto a me di elaborare un’idea per la piazza. Ho pensato che l’intento di Ferrero è stato di far felici i bambini nel mondo e che essi sono un simbolo di quanto ha realizzato: un aspetto perfettamente in linea con lamia poetica, dedicata al mondo dell’infanzia. Ho lavorato a una bozza, un plastico, che è piaciuto alla signora e al sindaco, di una bambina con lo sguardo rivolto in basso verso la stele che ricorda Michele Ferrero».

Come avete proceduto?

«Nulla è stato preso alla leggera: la fondazione Ferrero, il Comune e io abbiamo chiesto il parere – pur non obbligatorio – della Soprintendenza alle belle arti di Roma, come mai era stato fatto prima ad Alba. La risposta favorevole, oltre ad essere arrivata in tempi rapidi, dopo un sopralluogo, è senza deroghe, richieste di modifica o prescrizioni. Un segno dell’attenzione che abbiamo messo tutti a servizio del progetto e di scelte compiute non a caso, ma secondo criteri precisi, e perciò valutate in modo positivo».

L'Alba di Valerio Berruti, la fanciulla dedicata alla città (INTERVISTA) 1
Valerio Berruti © Letizia Cigliutti

Puoi fare un esempio?

«Le misure di altezza e lunghezza, le proporzioni. La premessa: piazza Ferrero ha edifici su tre lati; se si guarda verso corso Italia, i fabbricati del Novecento sono molto distanti, manca la cosiddetta quarta parete. I 12metri e mezzo d’altezza della statua sono frutto di una media ponderata dei cornicioni dei palazzi circostanti, che variano tra gli 11 e i 14,50 metri da terra. E il diametro della nuova fontana ricalcala lunghezza della precedente, che misura anch’essa 12,50metri: si può immaginare il complesso in una ideale piramide regolare. Per valutare delle proporzioni adeguate, che fossero in dialogo con l’esistente ho fatto anche delle prove con dei simulacri in cartone. Ridisegnare l’area intorno alla fontana insieme all’Ufficio tecnico mi ha permesso, tra l’altro, di inserire molte più sedute rispetto alla sistemazione preesistente, con le persone che vanno ad “abitare” l’opera».

Il materiale utilizzato per la statua è l’acciaio inox. Quali difficoltà ha comportato questa soluzione?

«L’inox è il materiale più duro e quindi è molto difficile da lavorare. Per realizzare un’opera come Alba, che pesa dieci tonnellate, serve il lavoro di un’officina specializzata, da adesso fino a settembre. Ma l’acciaio di quel tipo garantisce staticità, resistenza alle torsioni dovute al vento o a scosse sismiche, e soprattutto è (quasi) eterno. La statua sarà bronzata con un processo elettrolitico, ma in seguito non avrà bisogno di manutenzione: odiavo l’idea che a un certo punto iniziasse un degrado e che qualcuno dovesse mettere mano al portafogli per riverniciare la statua. È stato importante per me pensare anche al futuro di un lavoro nel quale ho messo tutto il cuore».

La nostra città secondo lei che rapporto ha avuto e ha con i suoi monumenti?

«Non ne vedo di così brillanti, nel senso che non siamo, per fare un esempio, una città come Torino, dove i Savoia investirono in opere che
mettessero in risalto fatti e membri della dinastia, quasi una scultura di “propaganda”. Ad Alba non ci sono pezzi di rilievo nazionale e neppure regionale. Se si ricorda la stessa statua del generale Govone, già fusa nell’ultima guerra per il metallo e fino a poco fa in copia in piazza Michele Ferrero, è un’opera dalle dimensioni tutt’altro che generose».

Cosa pensa delle reazioni seguite alla presentazione dell’opera?

«Ho ricevuto apprezzamenti da persone mai conosciute prima che ho incontrato al supermercato o in strada e sento intorno a me amore verso il progetto. Se il riferimento è ai social, posso dire che sono contento dell’interesse suscitato e non mi adombro certo per le critiche costruttive; d’altro canto i giudizi senza costrutto e i no o i sì cliccati a raffica secondo me lasciano il tempo che trovano».

Cosa ti piacerebbe che Alba facesse per l’arte?

«Alba, le Langhe e il Roero negli ultimi anni, anche grazie all’attività e al sostegno, oltre che della fondazione Ferrero, delle fondazioni Sandretto Re Rebaudengo, Cassa di risparmio di Cuneo, e di altri soggetti ancora, hanno tutte le possibilità di diventare un museo a cielo aperto meraviglioso. Investire in arte pubblica è uno dei passi più intelligenti che si possano fare qui in questo momento storico».

Paolo Rastelli

Banner Gazzetta d'Alba