Tutti dobbiamo fare i conti con la sofferenza

PENSIERO PER DOMENICA – LE PALME – 10 APRILE 2022

Perché leggere ogni anno la storia della passione di Gesù? Certo perché nei Vangeli è la parte della sua vita meglio documentata, dunque essenziale per conoscerlo. Ma c’è un secondo motivo: la sofferenza è una realtà così presente nella vicenda umana che è impossibile non incontrarla; tutti dobbiamo fare i conti con essa. È stato così anche per Gesù e il suo modo di affrontarla è un termine di confronto imprescindibile.

Gesù, sulla croce, ci rivela il vero volto di Dio: non un essere onnipotente e maestoso, felice, estraneo alla sofferenza umana, ma un Dio che soffre con noi. Il suo amore incredibile lo ha portato a essere simile a noi, in Cristo, che, come ci ricorda san Paolo (Fil 2,6-11), «non ritenne un privilegio essere come Dio, ma svuotò sé stesso… divenendo simile agli uomini… facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce». La nostra sofferenza lo tocca: Dio si trova su tutti i calvari del mondo, in ogni persona che soffre c’è lui. Il modo più autentico di celebrare la passione di Gesù è allora essere attenti a chi vive la sua passione vicino a noi.

Il racconto della passione completa il ritratto di Gesù, offertoci dal Vangelo. Luca, che in tutto il suo Vangelo è molto attento all’umanità di Gesù, anche nella passione (22,14-23,56) sottolinea alcuni tratti umani. Gesù è morto com’era vissuto: stando vicino ai sofferenti, perdonando i peccatori. Pensiamo alle parole rivolte alle donne sulla via del Calvario: sembra preoccupato più della loro sofferenza che non della sua! Pensiamo alle parole di speranza al buon ladrone: anche sulla croce riesce a infondere speranza. E poi, le parole di perdono per i persecutori: anche a loro, come a tutti i peccatori incontrati nella sua vita, offre il perdono gratuito del Padre. Nel racconto lucano spicca infine la capacità di Gesù di vivere le situazioni più diverse in preghiera. Egli prega sempre: nel momento di festa della cena, nel momento del dramma, prima dell’arresto e poi sulla croce. Qui attinge dai salmi, conosciuti a memoria, le parole per esprimersi.

Tre atteggiamenti possibili di fronte alla passione dell’Uomo-Dio e dei fratelli: 1) l’indifferenza di chi è assuefatto alla  sofferenza, 2) la derisione delle autorità religiose, del popolo, dei soldati e di uno dei ladroni, 3) la preghiera  a Dio, sulla scia del buon ladrone, il primo ad avere scoperto che la morte di Gesù poteva avere un significato salvifico! «Signore, ricordati di me»: può essere l’ultima invocazione di chi soffre. Anche per noi. Non a caso è l’invocazione dell’Ave Maria.

 Lidia e Battista Galvagno

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