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Tartufo: siglato il patto per preservare le piante

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ECOLOGIA Le piante tartufigene sono sempre meno e, spesso, in balìa degli intenti dei detentori dei fondi in cui si trovano: non esiste infatti una normativa che sottoponga eventuali abbattimenti a un’autorizzazione degli enti competenti. I risultati sono ben visibili, con il disboscamento sempre più evidente fra Langhe e Roero, un’area in cui la cerca del tartufo è Patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

Per cercare una soluzione l’Associazione tartufai di Alba – che dà voce a una cinquantina di cercatori reduci da annate difficili per quantità di prodotto – ha incontrato lo scorso 7 aprile, a Monforte, i sindaci dell’Unione delle colline di Langa e del Barolo (dove siedono i primi cittadini di Barolo, Castiglione Falletto, Grinzane, Monchiero, Novello, Roddi, Roddino e Sinio). Si è discusso di tutela delle piante cruciali per generare il tartufo: pioppo, quercia, salice, tiglio e nocciolo.

Spiega Carlo Olivero, segretario dell’associazione: «La tutela del tartufo, elemento centrale e trainante per più settori dell’economia locale, è stato il fulcro dell’incontro. La mancanza di leggi sull’abbattimento delle piante è la lacuna alla base di un disboscamento sempre più marcato: un esempio su tutti sono le aree marginali rispetto alle vigne, zone dove la presenza dei boschi garantisce la biodiversità». L’interesse per l’avvio di nuove coltivazioni non deve essere l’unico principio per gli agricoltori, «in gioco c’è la tutela di un prodotto naturale simbolo delle nostre colline. L’interesse a proteggerlo non è solo di noi trifolao, ma di tutti». L’appello ha suscitato l’interesse dei sindaci, dedicatisi all’esame di una bozza del regolamento per la tutela delle piante, come precisa Stelvio Casetta, presidente dei trifolao albesi: «Abbiamo iniziato con questi nove Comuni perché svolgono progetti e servizi consorziati, e per la dislocazione in una posizione strategica ai fini del turismo del tartufo. Nel Roero, il provvedimento è già stato adottato a Monteu e Vezza, su suggerimento della nostra associazione: con le Amministrazioni creeremo tanti piccoli presidi per controllare le varie realtà territoriali e mantenere i contatti con i proprietari dei diversi appezzamenti».

Secondo il regolamento, i proprietari, prima di tagliare piante tartufigene dovranno ottenere il via libera del Comune: nelle commissioni agricole ci sono già rappresentanti dei trifolao che valuteranno la preservazione delle piante. Per Mario Aprile, presidente delle Associazioni dei tartufai del Piemonte, «è cruciale che i Comuni di una zona così vocata si dotino di un regolamento per contrastare l’abbattimento indiscriminato degli esemplari tartufigeni». Il comparto attende il cambiamento da sempre, per aprire la strada a iniziative di incremento delle piante, laddove possibile, «per raggiungere risultati, però, serve la collaborazione di tutti: enti e persone», precisano i cavatori. È il presidente dell’Unione e primo cittadino di Novello Roberto Passone a esprimere il punto di vista dei sindaci: «È importante agire in modo concreto per salvare le piante e il tartufo, stiamo lavorando per capire come inserire il regolamento all’interno delle normative comunali».

f.p.

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