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Api: primi timidi segnali di una ripresa possibile

ALBA Dopo alcuni anni da dimenticare giungono notizie di speranza dai dati della produzione di miele: ne ha trattato, nei giorni scorsi, il presidente della sezione cuneese di Aspromiele Piemonte (associazione dei produttori apistici) Marco Bergero. «Gli alveari, in questo momento, si trovano in buone condizioni di salute. Dopo anni di magra, la stagione primaverile 2022 è iniziata col piede giusto».

Api: primi timidi segnali di una ripresa possibile

Un segnale confortante per gli ecosistemi di Langhe e Roero colpiti, troppo a lungo dalla moria di api: il comparto, infatti, esce da una lunga crisi iniziata fra il 2011 e il 2012, gli ultimi anni con un raccolto consistente di miele d’acacia. «Le ultime stagioni sono state negative anche per il clima: vento e pioggia durante le fioriture, gelate tardive e siccità. Finalmente, nel 2022, si è registrato un discreto raccolto di tarassaco e ciliegio, negli areali vocati, e un buon sviluppo delle famiglie di insetti grazie a un flusso nettarifero mancato quasi totalmente nel 2021».

A livello provinciale ogni alveare ha ricavato «in media fra i 7 e i 10 chilogrammi di prodotto dalle due fioriture primaverili. L’acacia rimane il tasto dolente nel territorio locale: rispetto alle zone più quotate e produttive, come l’Astigiano e il Canavese, nel Cuneese «si è riscontrata una media di 10 chilogrammi per alveare: certamente meglio rispetto alle ultime stagioni, ma non pienamente soddisfacente».

La crisi del settore, secondo Bergero, non è certo alle spalle: i problemi non sono finiti, ma oggi i miglioramenti sono una boccata d’ossigeno. Al momento i rischi più gravi per gli insetti pronubi sono quelli legati al parassita Varroa destructor, un acaro che ha un influsso negativo sulla salute degli alveari, ma, soprattutto, a minacciare le popolazioni sono «l’inquinamento ambientale e la perdita di biodiversità, legati a loro volta alla crisi climatica globale. Le api, come noi, dipendono dal regno vegetale: se quest’ultimo è in sofferenza, come è evidente negli ultimi anni, si crea, di conseguenza, un danno nella catena alimentare; dalla dinamica non è escluso l’uomo».

Tra insidie e luci all’orizzonte, il mondo degli insetti combatte una battaglia per la sopravvivenza: l’esito dipenderà, in larga misura, da quanto le azioni umane – produzioni industriali e uso di fitofarmaci le più impattanti – sapranno reinventarsi in un’ottica di sostenibilità.

Roberto Aria.

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