Al Pronto soccorso del Ferrero mancano nove medici. Ogni giorno entrano 200 pazienti

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Veduta aerea dell'ospedale di Verduno

SANITÀ Se per l’azienda sanitaria di Alba e Bra la problematica più urgente è quella degli infermieri, non va meglio su molti altri fronti, a partire dalla presenza di specialisti medici. È difficile coprire i turni del pronto soccorso dell’ospedale Ferrero, anche perché è cambiata l’utenza rispetto agli ex nosocomi San Lazzaro e Santo Spirito. Spiega il direttore generale Massimo Veglio, «ci aspettavamo che il nuovo pronto soccorso avesse un numero di accessi non superiore alla somma di quelli che venivano registrati ad Alba e a Bra, areali dai quali affluivano, in media, all’anno, circa 60mila pazienti. Tra loro c’erano anche parecchi codici bianchi (cioè casi di lievissima entità), visto che i vecchi ospedali erano in centro città e venivano percepiti dalle persone come punto di riferimento, non solo per le urgenze mediche in senso stretto».

Con il trasferimento a Verduno, questo tipo di utenza è diminuito, ma sono aumentati anche gli altri accessi: «Ne registrano circa 200 al giorno, di questo passo arriveremo a superare la soglia delle 60mila presenze preventivate nei nostri conteggi». Tra le possibili cause, «vi è senza dubbio il fatto che il Ferrero ha saputo costruirsi una buona reputazione: abbiamo recuperato una parte dei pazienti abituati a riferirsi, per le urgenze, ad altri centri ospedalieri. Non escluderei nemmeno l’arrivo di persone da altre aree confinanti con la nostra».

Se il dato è un buon presagio per la crescita del Ferrero di Verduno, dall’altro lato un numero maggiore di accessi implica il bisogno di operare delle nuove assunzioni di unità: al momento sono dodici i medici attivi nel pronto soccorso.

L’organico garantisce la copertura dei turni, ma rischia di non reggere a piccoli imprevisti che si possono verificare ogni giorno», riprende Veglio. Nei giorni scorsi, «avevamo un turno scoperto ed è stato emanato un ordine di servizio per coprirlo: dovremmo poter contare su almeno diciannove sanitari per affrontare al meglio le urgenze».

In questo caso, tuttavia, il problema da risolvere è ancora più complesso, e anzi strutturale: la medicina d’urgenza, infatti, non figura fra le specializzazioni ambite dai giovani sanitari che si affacciano alla professione ed è il motivo per cui i concorsi vanno a vuoto.

f.p.

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