Alla politica serve uno scatto di responsabilità

Alla politica serve uno scatto di responsabilità

Anticipiamo, vista l’attualità del contenuto, l’editoriale di Antonio Sciortino che sarà pubblicato sul numero di Vita Pastorale di agosto-settembre 2022

Ancora una volta, nei giorni scorsi, la politica ha dato un pessimo spettacolo di irresponsabilità e colpevole leggerezza. Una prova lampante di quanto il Palazzo sia distante anni luce dai problemi reali del Paese e dalle preoccupazioni quotidiane di giovani, lavoratori e famiglie. I più vulnerabili, i più fragili, i primi – e forse i soli – sui quali si scarica il costo di una crisi inutile e dannosa, con un’impennata dei prezzi e dell’inflazione.

Un’ulteriore dimostrazione di quanto, in politica, gli interessi di parte siano prevalenti sul bene di tutti, sul cosiddetto “bene comune”. Per una manciata di voti da razzolare o per l’arresto di un consenso in rapido declino, non si esita a collassare un governo di unità nazionale di cui si fa parte. Non si esita a gettare in fibrillazione l’intero sistema Paese. Nella speranza (o illusione) di ricavare il massimo beneficio da comportamenti irresponsabili. Masochismo puro e bizantinismi della politica che confermano, a livello internazionale, l’idea che l’Italia continua a essere un Paese poco serio e affidabile: da Pulcinella, solo pizza e mandolino.

È un danno di immagine irreversibile, proprio quando il vento della credibilità sembrava cambiare verso. A nostro favore. Abbiamo assistito a uno spettacolo indegno: il teatrino di politicanti improvvisati e di corto respiro. Senza una visione di futuro, senza un’etica di fondo. Stagisti della politica, più che statisti.

Bene li aveva raffigurati Alcide De Gasperi, quando diceva che «un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alla prossima generazione». Una politica miope, la nostra, che ha innestato la crisi nel momento più drammatico possibile. Dove, semmai, c’era da serrare le file, non sfasciare il Paese con deboli e pretestuose ragioni di parte.

Come ha scritto qualcuno: «mancava solo l’invasione delle cavallette», tutto il resto c’era già. Dalla pandemia in rapida ripresa alla guerra in Ucraina, nel cuore dell’Europa, dalle conseguenze terribili, e che sembra non aver fine o trovare una composizione; dall’impennata dei prezzi dell’energia (e non solo) alla devastante siccità che ha messo in ginocchio l’agricoltura e il comparto alimentare; dal caos degli aeroporti agli scioperi dei lavoratori… Un vasto malessere che cresce nel Paese; una tensione che si fa strada tra le forze sociali. Come pure la tentazione di avventure populiste e sovraniste, con autocrati al potere, decisionisti e sprezzanti di ogni regola democratica.

«All’Italia serve ritrovarsi come Paese», ha scritto la presidenza dell’Azione cattolica, preoccupata e sconcertata per la crisi politica e parlamentare. «E questo comporta l’avvio di un processo di rigenerazione del rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, tra elettori e partiti, tra piazze del malcontento e palazzi della politica, che certo questa crisi non agevola».

Don Antonio Sciortino
Don Antonio Sciortino

Da parte sua, il presidente dei vescovi italiani, il cardinale Matteo Zuppi ha invocato «uno scatto di responsabilità in nome dell’interesse generale del Paese che deve prevalere sulle pur legittime posizioni di parte per identificare quel che è necessario e possibile per il bene di tutti». Pluralismo e confronto dialettico sono una ricchezza irrinunciabile per la democrazia, ma «in un momento come questo», ha aggiunto Zuppi, «quel confronto conviene che avvenga nel massimo della convergenza e della stabilità per terminare l’avvio di interventi decisivi sui quali da mesi si sta discutendo e che condizioneranno i prossimi anni».

Il riferimento è allo sforzo comune dei Paesi dell’Unione europea con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per far fronte alle gravi e urgenti sfide, dopo due anni di pandemia che ha devastato l’economia a livello mondiale. Ma la crisi, oggi, prima ancora che economica è una crisi morale. Una politica senza etica rischia d’essere solo affare, se non malaffare e spartizione di interessi. Una “politica alta”, come l’intendeva Paolo VI, richiede una seria formazione e non l’improvvisazione cui ci hanno abituato, purtroppo, i nostri politici.

Antonio Sciortino

Banner Gazzetta d'Alba