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Il Tribunale delle acque dà ragione all’Ato: i Comuni devono partecipare al gestore unico

Acqua pubblica nella Granda

CUNEO Il Tribunale superiore delle acque pubbliche (Tsap) di Roma ha dato ragione, anche questa volta, all’Ato Cn4 del Cuneese, l’ente pubblico che governa il ciclo idrico in provincia.

I giudici hanno respinto i ricorsi di alcuni Comuni le cui Amministrazioni nel periodo 2018-19 si erano schierate contro gli atti assunti dall’Ato cuneese, riguardanti il Piano d’ambito e la modalità di gestione che la conferenza aveva deciso essere interamente pubblica, attraverso una società consortile (Cogesi).

A opporsi alla gestione pubblica dell’acqua attraverso i ricorsi ai giudici erano stati i Comuni di Canale, Santo Stefano Belbo, Marene, Cherasco, Neviglie, Vezza d’Alba, Treiso, Baldissero d’Alba, Castiglione Tinella, Barbaresco, Neive, Sommariva Bosco, Monteu Roero, Narzole, Priocca, Cardé, Camo, Castellinando d’Alba, Trezzo Tinella, Magliano Alfieri, Vottinasco, Cavallerleone, Salmour, Villanova Solaro, Bene Vagienna, Pocapaglia, Corneliano e Santa Vittoria d’Alba.

Il Tsap si è espresso nel merito e i giudici hanno scritto nella sentenza, fra i tanti punti, che i Comuni dell’Ambito non possono sottrarsi alla partecipazione all’Ato e al suo gestore unico; non possono scegliere se aderire all’Ato nella gestione del sistema idrico integrato; non possono impedire il trasferimento della gestione al gestore unico.

Gli strascichi giudiziari seguiti alla decisione dell’assemblea dei Comuni cuneesi di adottare un gestore unico totalmente pubblico non sono, però, terminati e quindi continuano ad allungarsi i tempi per il passaggio al “pubblico” del ciclo idrico integrato, come sancito dal referendum del 2011, undici anni fa.

Di fronte al Tsap sono ancora pendenti tre ricorsi tutti firmati da Tecnoedil, la società privata del gruppo Egea, che opera nell’Albese, nelle Langhe e nel Roero. Chiedono l’annullamento delle delibere dell’Ato sul Piano d’ambito, sulla forma di gestione, sull’affidamento a Cogesi.

Uno dei tre fascicoli è firmato anche da Alpi acque e Alse e chiede l’annullamento della delibera con cui è stato aggiornato il valore residuo, cioè il parametro con cui si calcolano le compensazioni che le ditte private dovranno incassare quando ci sarà il passaggio al pubblico.

Tecnoedil lavori (società operativa di Tecnoedil nell’esecuzione degli interventi), su un quarto fronte, si è rivolta inoltre al Tribunale amministrativo regionale (Tar) per chiedere anche in questa sede l’annullamento del Piano d’ambito.

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