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C’è bisogno di donatori di sangue all’Avis

L’autoemoteca dell’Avis nelle scuole: venti nuovi donatori fra gli studenti dell’Einaudi
Studenti dell’istituto superiore Einaudi a bordo dell’autoemoteca durante la sessione di donazione che si è tenuta il 16 febbraio.

L’APPELLO Ogni estate si ripresenta il problema del calo delle donazioni di sangue. «Il caldo e l’afa fanno desistere molte persone, ma il fabbisogno non cala. Ai volontari è richiesto questo piccolo sforzo, ma il loro gesto può salvare delle vite» spiegano dall’Avis di Alba. Le sacche sono necessarie per effettuare le trasfusioni dopo incidenti e operazioni chirurgiche, ma anche per chi è affetto da malattie come la talassemia, comunemente chiamata anemia mediterranea. In Italia i malati sono sui settemila, di cui circa cinquecento in Piemonte, e il fabbisogno medio di sacche per paziente è compreso tra trenta e cinquanta l’anno.

La donazione di sangue è consentita dai 18 ai 65 anni (70 se il medico dà il consenso) alle persone, in buona salute, che pesino almeno cinquanta chilogrammi. Oltre al sangue intero, nella sede Avis di via Margherita di Savoia è possibile prenotarsi per la donazione di plasma. Il tempo si allunga da dieci a quaranta minuti, ma tale tipo di prelievo è più leggero e tollerabile anche da chi presenta carenza di ferro. Le prenotazioni si possono effettuare direttamente dal sito www.avisalba.it o telefonando allo 0173-44.03.18. Per donare in uno dei diciotto gruppi che fanno capo alla sezione albese, occorre contattare il referente.

Accanto al calo estivo delle donazioni, permane il problema della mancanza di medici e infermieri disponibili a prestare servizio nelle sedi e nei punti di raccolta Avis. Il rischio, in questo caso, è dover annullare un intera giornata di donazioni per mancanza di personale. «La situazione è peggiorata dopo l’inizio della pandemia: medici e infermieri sono stati impegnati a fronteggiare l’emergenza e, in seguito, hanno iniziato a prestare servizio nei centri vaccinali. Inoltre, chi è iscritto al corso di specializzazione non può collaborare con noi. Rilanciamo il nostro appello ai medici, anche in pensione, che potrebbero darci una mano. Ovviamente, a loro è riconosciuto un compenso» concludono.

Davide Barile

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