Mostra in fondazione Ferrero su Fenoglio, Canto le armi e l’uomo

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Beppe Fenoglio al bar del Savona di Alba ©Aldo Agnelli

L’ESPOSIZIONE Uno degli appuntamenti più attesi è sicuramente la mostra “Canto le armi e l’uomo. Cent’anni con Beppe Fenoglio”, in programma dal 15 ottobre all’8 gennaio alla fondazione Ferrero. Curata da Luca Bufano, studioso dell’opera dello scrittore albese, con la consulenza di Edoardo Borra della fondazione, richiama nel titolo il proemio dell’Eneide. Entrando, il visitatore vedrà le armi usate da Fenoglio quando era partigiano e la sua macchina da scrivere Olivetti. L’esposizione si divide in otto sezioni: a curare l’allestimento è stato l’architetto albese Danilo Manassero, già autore di Piazza Rossetti 1, installazione che ricoprirà la casa di Fenoglio fino a fine anno.

Mostra in fondazione Ferrero su Fenoglio, Canto le armi e l’uomo
Danilo Manassero

Come si allestisce una mostra per uno scrittore?

«È qualcosa di anomalo, di solito le mostre si fanno su artisti. Non basta esporre trenta o quaranta quadri, qui bisogna puntare sul materiale iconografico e renderlo fruibile. Sono circa quattrocento i materiali esposti, diversificati e provenienti da molti archivi. Dietro, c’è un lavoro enorme, teso a mostrare ciò che dai libri non si vede: questa è la sfida».

Cosa vedranno i visitatori?

«Alcune mostre espongono scritti e documenti. Ciò ti permette di stare nel luogo dell’esposizione a leggere anche per delle ore. Noi abbiamo fatto un’altra scelta: ci saranno anche fotografie, cimeli e parti multimediali, come filmati o spezzoni di film, che renderanno chiaro come Fenoglio ne trasse ispirazione. Sarebbe bello se il tutto costituisse uno stimolo all’approfondimento: arriveranno sì tanti appassionati, ma anche chi va alle mostre della fondazione Ferrero basandosi sulla fiducia».

Quale aspetto avranno gli spazi espositivi?

«Per fare un esempio recente, nella mostra di Burri dello scorso anno avevamo scelto un allestimento minimale: c’erano semplici pareti bianche, per non rubare la scena ai quadri esposti. Per Canto le armi e l’uomo sarà diverso: in ognuna delle otto sezioni, le sale avranno un colore diverso. In una mostra d’arte una scelta del genere si rivelerebbe sgrammaticata, ma in questo caso aiuta a supportare un messaggio più difficilmente intellegibile. Le tinte non sono banali e aiutano a ritmare il percorso. In più, proseguirò quanto già proposto in Piazza Rossetti 1: tenterò di far dialogare Fenoglio e le forme contemporanee. Nell’allestimento della mostra ho continuato a usare linee oblique e diagonali: mi sembra un bel modo per far capire come la sua opera non sia cosa triste da specialisti del settore, ma qualcosa di contemporaneo. E, naturalmente, il percorso espositivo sarà consigliato ma non obbligato».

Qualche anticipazione sui contenuti esposti?

«Fenoglio, in vita, pubblicò pochissimo. La maggior parte dei libri uscirono postumi, frutto di operazioni di critica letteraria. Non siamo affatto sicuri che il risultato ricercato fosse questo, ma molti credono, per esempio, che Il partigiano Johnny fosse stato pensato così. Questa è una storia bella da raccontare, tuttavia non facile: noi ci abbiamo provato. Il pubblico troverà i dattiloscritti originali e dei pannelli in cui illustreremo i passaggi necessari per arrivare alla stesura finale. Per quanto riguarda i video, all’ingresso ne abbiamo ideato uno in cui si vedono la macchina da scrivere e il fucile prendere forma».

 Davide Barile

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