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Abitare il piemontese: la parola della settimana è Brichèt

Fiammifero ligneo a sfregamento, zolfanello; piccola collina.

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ABITARE IL PIEMONTESE Il brichèt è il fiammifero, su questo non ci piove altrimenti sarebbe un problema. Fin dal Medioevo chimici e alchimisti ne hanno elaborato vari precursori, tra loro diversissimi. L’invenzione dello zolfanello, per come lo conosciamo oggi, è contesa tra più Paesi, ma il Piemonte vanta un paio di personaggi decisivi, entrambi cuneesi, ad aggiudicarsene la paternità.

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Il primo a perfezionarlo per consentirne produzioni di massa sarebbe l’ebreo fossanese Sansone Valobra che, coinvolto nei moti del 1821, fuggì in Toscana e poi a Napoli dove produceva fiammiferi con capocchia a base fosforica. La sua impresa non ebbe fortuna, ma i diritti di primogenitura sembrano spettargli.
L’altro autore di fondamentali perfezionamenti fu il farmacista doglianese Domenico Ghigliano, già primo italiano a lavorare il chinino e a distribuirlo nella sua farmacia: brevettò il fiammifero nel 1832. Un giorno raccolse le lamentele dell’amico Conte Chiesa di Vasco, noto botanico monregalese: «Ogni notte, dovendo accendere più volte il lume con lo stecchino intriso di zolfo, biossido di piombo e clorato di potassa, devo immergerlo nella boccetta di amianto imbevuto di acido solforico. Questi gocciola, e acceso crepita, spruzza scintille che bruciacchiano le lenzuola forettandole! Mio caro Domenico, tu che sei chimico inventa qualcosa».

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Brichèt

Domenico mutò il minio nel solfuro di antimonio, cambiò le dosi e ne bagnò alcuni stecchini, poi lasciò indurire la composizione per evitare il gocciolamento, quindi li pose sul davanzale della finestra perché asciugassero. Il figlioletto entrato nel laboratorio, ne prese uno e sfregò la punta sulla pietra del davanzale per vedere se il composto fosse asciutto. Lo stecchino si accese e altrettanto fecero gli altri: era nato il fiammifero, ad accensione per sfregamento su superficie ruvida, chiamato brichèt per la forma della capocchia che ricorda una piccola collina (brich), ma anche il briquet francese, piccola pietra focaia. Qualcuno lo chiama fulminant per la rapidità dell’accensione, oppure sifrin se è di cera. La diffusione dei fiammiferi in Europa e in America fu immediata e il Piemonte divenne sede di alcuni tra i più antichi stabilimenti a livello mondiale.

Paolo Tibaldi

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