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I lavoratori Si Cobas Gesac, reparto cucina dell’ “Ospedale di Cherasco”, replicano alle dichiarazioni rilasciate dal sindaco Carlo Davico

Cherasco: l'ansia dei lavoratori Si Cobas - Ge.S.A.C., reparto cucina della  Casa di Riposo “Ospedale di Cherasco”, sul loro incerto futuro lavorativo
Casa di Riposo “Ospedale di Cherasco”

CHERASCO Riceviamo e pubblichiamo la lettera scritta dai lavoratori Si Cobas Gesac, del reparto cucina della Casa di Riposo “Ospedale di Cherasco”, in replica alle dichiarazioni fatte dal sindaco Carlo Davico e pubblicate sull’edizione cartacea di Gazzetta d’Alba, uscita martedì 11 ottobre 2022.

Con la presente, per dar seguito alle nostre recenti lettere in cui destavamo perplessità riguardanti la cessione del reparto cucina della Casa di Riposo “Ospedale di Cherasco” alla Ge.S.A.C. s.c.s.
Siamo qui a confermare un’altra volta quanto i nostri dubbi fossero fondati circa la lecita preoccupazione per il nostro futuro lavorativo all’interno della struttura, né, del resto, nulla è stato detto a tal proposito dai vertici della Casa di Riposo, i quali si sono limitati a rimarcare la soddisfazione degli ospiti senza alcun accenno sulla soddisfazione dei dipendenti.

I dipendenti nella persona degli odierni sottoscrittori mantengono le loro perplessità circa l’operazione svolta e rivendicano come le loro condizioni di lavoro e, quindi, anche il servizio offerto fossero notevolmente
migliori sotto la gestione diretta della Casa di Riposo.
Stupisce in tutta la vicenda, il silenzio della Chiesa Cattolica che, di fatto, resta alla finestra ad osservare inerte senza prendere una posizione e senza neppure ascoltare le rimostranze dei dipendenti.
Ci si chiede perchè Encicliche come la “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII e, 90 anni dopo, la “Laborem Exercens” di Papa Giovanni Paolo II, non vengano issate a punti di ispirazione e vengano riposte nel cassetto a prendere polvere ed essere, forse volutamente, dimenticate.

È evidente, infatti, come la Ge.S.A.C. s.c.s., cooperativa facente parte delle ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), quindi della Chiesa Cattolica, non faccia propri i principi della dottrina sociale della Chiesa, visto che mantiene nei nostri confronti un comportamento vessatorio e irrispettoso della nostra persona e della nostra professionalità, arrivando addirittura alla sospendere dei dipendenti in organico a Cherasco, tra cui una persona che tutt’ora sta effettuando terapie salvavita dopo aver subito un delicato intervento chirurgico, e un’altra persona che ha subito un brutto esaurimento nervoso a causa di atteggiamenti ostativi, vessatori e non improntanti all’imparzialità, perpetrati all’interno della cucina dalla stessa cooperativa.

Possiamo affermare che, dal nostro punto di vista, il tanto decantato “miglioramento professionale e personale”, a più riprese sventolato dai vertici della Casa di Riposo e dei comuni di Cherasco e Narzole, al fine di giustificare l’operazione con la Ge.S.A.C. non si è per nulla compiuto.
Perché la Chiesa, che dovrebbe stare dalla parte dei più deboli e dei più indifesi non fa nulla per evitare queste operazioni a tutto danno dei dipendenti? I principi della carità cristiana che capeggiano e ornano la Casa di Riposo, valgono per tutti o solo per qualcuno?

Auspichiamo, pertanto, un intervento della Curia se non altro diretto a salvaguardare la nostra posizione, le nostre condizioni di lavoro, la nostra professionalità e la nostra stessa persona.

I lavoratori Si Cobas Gesac – Cucina Ospedale di Cherasco

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