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Tra i dieci che sono sanati, uno solo viene salvato

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Gesù guarisce i lebbrosi, da una miniatura olandese del XV secolo, Bruxelles, Biblioteca reale. Uno solo torna a ringraziare Gesù, ed è un Samaritano.

PENSIERO PER DOMENICA – XXVIII TEMPO ORDINARIO – 9 OTTOBRE

«La Parola di Dio non è incatenata!»: questa battuta fulminante della seconda lettera a Timoteo (2,9) è la chiave di lettura dei testi biblici della XXVIII domenica (2Re 5,14-17; Lc 17,11-19). La seconda lettera a Timoteo non è del Paolo storico, ma di un discepolo. È più che lecito pensare che abbia sentito Paolo pronunciare queste parole. In ogni caso sono il manifesto della sua vita: nemmeno le catene hanno bloccato la sua attività missionaria!

Gesù guarisce i lebbrosi, da una miniatura olandese del XV secolo, Bruxelles, Biblioteca reale. Uno solo torna a ringraziare Gesù, ed è un Samaritano.

Nessun muro ferma la Parola. Sia nella prima lettura che nel Vangelo vediamo che nessun muro ferma la Parola. Il messaggio di salvezza di Dio, per bocca di Eliseo raggiunge Naaman il Siro, uno straniero e un potente nemico, un comandante dell’esercito. Questi, colpito dalla lebbra, era sceso in Palestina in cerca di guarigione, per mano di Eliseo. Anche per raggiungere il lebbroso Samaritano – l’unico dei dieci guariti che torna a ringraziare! – Gesù ha dovuto superare due muri: quello della malattia che emarginava i lebbrosi e quello politico-religioso che divideva Giudei e Samaritani.

La salvezza è per tutti. L’orizzonte della salvezza non conosce confini: né razziali, né politici, né religiosi. Anzi, sono proprio gli ultimi, gli emarginati e i rifiutati nella considerazione sociale, ad avere il primo posto nel Regno. Per ben due volte Gesù propone un Samaritano – un eretico e un emarginato nella cultura religiosa dell’epoca – come modello: prima di amore al prossimo (parabola del buon Samaritano) poi di buona educazione (il dire grazie per un regalo ricevuto!) oltre che di fede. Gesù ha fatto quanto era umanamente possibile per raggiungere tutti. Anche oggi, come ci ha ricordato tante volte papa Francesco, è dalle periferie – esistenziali e geografiche – che possono arrivare le novità e che può prendere avvio il cammino di salvezza e cambiamento.

Dire grazie non costa nulla, ma vale tanto. Nei testi biblici ci vengono infine ricordate alcune verità tanto semplici quanto vitali. In sintesi: per salvarci Dio non ha bisogno di rituali sontuosi come quelli che si immaginava Naaman, a cui sembrava troppo poco un bagno nel Giordano. La salvezza che Dio ci offre è gratuita, come ci ricorda Eliseo che non accetta doni. Anche per guarire i lebbrosi Gesù non ha chiesto contropartite: li ha guariti gratis! Poi però ha apprezzato e lodato il Samaritano, tornato a ringraziare. L’ha detto con un’espressione che è molto più di un gioco di parole: dieci sono stati “sanati”, lui è stato “salvato”. Potenza di un “grazie”!

Lidia e Battista Galvagno

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