Nel nostro Paese più espatri di italiani che nuovi approdi

Nel nostro Paese più espatri di italiani che nuovi approdi

DEMOGRAFIA È stato presentato martedì 8 novembre il diciassettesimo Rapporto italiani nel mondo della fondazione Migrantes, organismo pastorale della Cei. Curato dalla sociologa Delfina Licata, riporta i contributi di una quarantina di autori su chi emigra dall’Italia e chi vi arriva per stabilirsi. Dal 2006, anno in cui uscì il primo studio, gli italiani all’estero sono aumentati da 3,1 milioni a oltre 5,8: oggi gli emigranti sono il 9,8 per cento dei nostri connazionali. Il dato si basa sugli iscritti all’Anagrafe italiani residenti all’estero (Aire): anche se la registrazione costituisce un obbligo, non sempre viene effettuata. Per questo motivo, i numeri potrebbero verosimilmente essere addirittura maggiori.

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I dati degli espatriati con i dati Aire

Inoltre vanno considerati gli studenti che trascorrono un periodo di mobilità all’estero, esentati dall’obbligo. «Si era soliti affermare che l’Italia, da Paese di emigrazione, si è trasformato, negli anni, in destinazione di immigrazione: questo assunto non è mai stato vero e, a maggior ragione, non lo è adesso perché smentito da dati e fatti. Dall’Italia non si è mai smesso di partire anche negli ultimi difficili anni di limitazione negli spostamenti – a causa della pandemia – di recessione economica e sociale, di permanenza di una legge nazionale per l’immigrazione, sorda alle necessità del tessuto lavorativo e sociodemografico italiano», si legge all’inizio del rapporto. Ed è proprio così: 5,2 milioni di residenti in Italia, ossia l’8,8 per cento dei circa 59 milioni di connazionali, sono appunto stranieri.

Nella conferenza stampa di presentazione, monsignor Francesco Savino è stato chiaro: «Se per gli italiani all’estero chiediamo atteggiamenti di accoglienza, tolleranza e integrazione, lo stesso vocabolario va usato per i fratelli e le sorelle immigrati. Mi preoccupano alcune parole, la mia coscienza è turbata quando sento parlare di accoglienza selettiva o carichi residuali».

L’Italia ha perso, in un anno, lo 0,5 per cento dei residenti. Rispetto al 2020, il dato sale all’1,1. All’estero, invece, la popolazione italiana è cresciuta, nello stesso periodo, del 2,7 e del 5,8. Sono 154mila le nuove iscrizioni all’Aire e 274mila i residenti in meno nella Penisola.

Altro dato interessante è costituito dal fatto che gran parte dei flussi in uscita sia dovuto alla crisi economica del 2008: il 50,3 per cento degli italiani iscritti all’Aire lo è da oltre quindici anni, mentre solo il 19,7 per cento lo è da meno di cinque anni. Le iscrizioni effettuate nel 2021 sono state 195.466, l’anno prima 222.260.

Come evidenzia il rapporto 2022, «quello che si pensava potesse accadere alla mobilità italiana durante il 2020 è avvenuto, invece, nel corso del 2021: la pandemia, cioè, ha impattato sul numero degli spostamenti dei nostri connazionali, riducendoli drasticamente».  

La Granda seconda per partenti in Piemonte

La maggior presenza di italiani si riscontra in Argentina (sono 903.081 quelli censiti), Germania (813.650 i residenti), Svizzera (con 648.320), Brasile (dove sono 527.901) e Francia (se ne contano 457.138). Bisogna però rilevare come, nei Paesi dell’America latina, ci sia stata una corsa alla cittadinanza italiana, favorita dalla legge sullo ius sanguinis che permette di ottenere il passaporto a chi dimostra di avere un antenato nato nella nostra nazione.

Gli iscritti all’Aire sono, per il 47 per cento, provenienti dal Mezzogiorno, per il 37,2 dal Settentrione e per il 15,7 dal Centro. Il 54,9 per cento del totale è in Europa, mentre il 39,8 si trova in America. Considerando chi è espatriato nel 2021, la destinazione principale è stata sempre il vecchio continente, con il 78,6 per cento delle “preferenze”. Se il 53,7 di quanti sono partiti lo ha fatto dal Nord Italia, il rapporto ricorda che molti sono i «protagonisti di un secondo percorso migratorio», dal Sud al Nord della Penisola e, in seguito, dal Settentrione all’estero.

Le partenze da Lombardia e Veneto rappresentano il 19 e l’11,7 per cento del totale. Il dato piemontese si attesta sul 7,4 per cento, pari a 6.177 persone. Considerando i residenti all’estero, la Regione che ne assomma di più è la Sicilia (con 808.844 emigrati), seguita dalla Lombardia (con 586.951). I piemontesi fuori dai confini sono 336.119, vale a dire il 7,9 per cento del totale regionale. Di questi, 64.532 provengono dalla Granda, seconda provincia dopo Torino, che ne ha 142.715.

L’Argentina detiene il record per i corregionali residenti, se ne contano 34.908, seguita da Francia (con 20.025), Regno Unito (10.340 quelli censiti) e Spagna (con 9.966). L’Aire si appoggia ai Comuni italiani: in Piemonte, la città con più iscritti è Torino (59.861). Cuneo è al quinto posto con 3.724, Bra è al sedicesimo posto con 1.939, Alba al diciannovesimo con 1.739. Per quel che riguarda l’incidenza dei residenti Aire sulla popolazione, i piccoli centri sono i più colpiti. Ciò implica, fra l’altro, il rischio di non riuscire a raggiungere il quorum del quaranta per cento, in caso di presentazione di un’unica lista alle elezioni amministrative. Troviamo, nella graduatoria, anche i Comuni di Bergolo (69 iscritti Aire e 55 residenti), Levice (con una proporzione di 215 contro 204), Olmo Gentile (67 i primi, 79 i secondi), Gottasecca (con 106 contro 130), Roccaverano (con 321 a fronte di 368), Paroldo (dove si hanno 151 iscritti e 195 residenti) e Castelletto Uzzone (con 215 a fronte di 309 abitanti). Il record regionale spetta a Carrega Ligure (dove gli italiani nell’Aire sono 320 e 88 i residenti), mentre per la Granda Briga Alta ha la maggiore incidenza (con 110 registrati a fronte di 39 residenti).  

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Fonte: rapporto Migrantes 2022 (diciassettesima edizione):
i dati contenuti nella tabella sono stati elaborati sulla base degli iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero.

Davide Barile

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