Abitare il piemontese: questa settimana parliamo di Vèss

Cane randagio o da pagliaio, incrocio di altre razze; individuo sporco, persona di malaffare.

Abitare il piemontese: questa settimana parliamo del Vèss

ABITARE IL PIEMONTESE Se gli eschimesi vantano una quantità di parole per definire la neve, la lingua piemontese non è da meno per i cani. La distinzione non riguarda le razze, ma la natura dell’animale o, se vogliamo, la funzione che svolge a servizio dell’uomo. Tolte le similitudini come sol paid ën can (solo come un cane), alcune classificazioni sono: babòcc, berton, baldògh, cravin, da bergé, da càssa, da guardia, da ponta, da pòst, da levȓ, da trifole, taboj, ratié, pòmer, can suss, fino al più popolare di tutti: il can da pajé, detto comunemente bastardin o can vèss, su cui poniamo l’accento oggi.

Il vèss è il cane randagio, un incrocio di altre razze, ma diventa anche metafora per definire un individuo sporco, dall’atteggiamento torbido, una persona di malaffare. Vèss (vëssa al femminile) non si tratta insomma di un complimento e può prevedere una serie di declinazioni accrescitive, spesso accompagnate da una smorfia del volto durante la pronuncia: vësson, vessoȓon, vessoiȓon. Il sottolemma vësson è particolarmente diffuso nel Monferrato, con il senso di scrofa poiché, come osserva Nigra: «nei nomi di animali, spesso accade che la stessa base serva a specie diverse purché vi sia tra loro un’affinità anche lontana».

Studi etimologici rimandano al germanico betze, cagna. Anche in inglese bitch significa letteralmente cagna, lupa, volpe, nella sua più infima accezione. Il Repertorio etimologico piemontese rimanda al latino medievale vissere, petezzare. Vi è chi riferisce a una corrispondenza con il latino vitium (vizio, come confermano alcuni riscontri semantici. Per esempio il provenzale antico con vesa (loffa o cane cattivo, veso (cane meticcio), mentre il provenzale più recente vessa si riferisce a donna di malaffare, flatulenza, cane grosso e buono a nulla. franco-provenzale vessa, infine, vuol dire cane grosso, ma buono a nulla, mentre in milanese con vezzon si indica un cane da pagliaio.

La vëssa ëd louv, detta anche lofa (pronuncia lufa), è un fungo di forma sferica e colore chiaro, soffice quanto una bolla d’aria (Lycoperdon bovista): le sue spore mature formano una nube polverulenta e maleodorante. Da qui nasce l’analogia con il termine vëssa indicante la flatulenza.

Paolo Tibaldi

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