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Boffi, Cisf: occorre riconciliare vita e lavoro

L’INTERVISTA Parliamo con Pietro Boffi, sociologo e collaboratore del centro documentazione del Cisf, il Centro internazionale studi sulla famiglia, oltre che membro della Consulta nazionale per la pastorale familiare della Conferenza episcopale italiana (Cei).

Come stanno le famiglie oggi, secondo la sua prospettiva, Boffi?

Boffi, Cisf: occorre riconciliare vita e lavoro

«Da sempre la famiglia è lo specchio delle condizioni sociali in cui viviamo. Una volta i problemi principali erano per esempio le morti premature o la posizione di sottomissione della donna rispetto alle figure maschili. Oggi invece respiriamo un’incertezza dominante di tipo esistenziale, che riflette l’indeterminatezza economica, occupazionale e sociale. La precarietà e la disoccupazione giovanile incombono e preoccupano. Questa fragilità si riverbera anche sulla stabilità delle relazioni, che diventano terreni scivolosi e poco sicuri. Un’altra dinamica che riscontriamo è legata alla velocità del cambiamento: oggi un ventenne che guarda indietro e osserva i ragazzi di 15 anni non trova molte somiglianze con il proprio modo di vivere, di pensare e di abitare il quotidiano. È una situazione del tutto anomala rispetto al passato».

Perché accade questo?

«Sicuramente la tecnologia e il veloce succedersi di strumenti differenti giocano un ruolo importante. Pensiamo a come, in un periodo di tempo limitato, Facebook, Instagram e TikTok abbiano monopolizzato a turno il mercato della comunicazione. La televisione in pochi anni è stata soppiantata. In concomitanza a queste metamorfosi, le varie generazioni hanno adottato differenti modi di pensare, interagire e immaginare».

Il Cisf, Centro internazionale di studi sulla famiglia, nelle sue pagine digitali e social riporta le notizie d’interessa per le famiglie. Inoltre nella newsletter settimanale richiama il servizio di Gazzetta sulla famiglia e questa intervista a Pietro Boffi

Quali sono gli altri problemi che la famiglia oggi deve affrontare?

«Uno dei fenomeni principali riguarda la solitudine e la scarsa numerosità dei nuclei. Sempre meno persone decidono di avere dei figli. L’invecchiamento, di conseguenza, procede a ritmi elevati e una popolazione anziana moltiplica il proprio bisogno di cura e assistenza. Le generazioni future dal punto di vista numerico saranno sempre più “striminzite”. La famiglia esaurirà la sua funzione di risorsa comunitaria».

Che cosa intende dire?

«Oggi molte persone fanno affidamento sulla propria rete familiare per affrontare la vita quotidiana, economica, sociale e organizzativa. Andare a prendere i figli a scuola, fare la spesa, confrontarsi nei momenti di difficoltà e tanto altro. In futuro, visto che i nuclei sono meno numerosi e lo Stato risulta poco supportante, la famiglia si indebolirà e sarà meno capace di fornire adeguato intervento».

L’inchiesta sulla famiglia

Come si può venire in aiuto ai nuclei familiari che sono in difficoltà?

«Servono degli interventi istituzionali che possano facilitare la conciliazione della vita e del lavoro, in modo che le donne dopo la gravidanza possano recuperare con più facilità la propria esperienza professionale. Bisogna rinforzare i servizi educativi e le strutture in grado di accompagnare i genitori nei compiti di accudimento. Anche le persone devono però cambiare: è necessario evitare di chiudersi in sé stessi, occorre aprirsi al legame sociale, costruire un reticolo di scambio con gli altri nuclei, con amici e cittadini. Soltanto dentro le relazioni è possibile reperire risorse fondamentali, anche da un punto di vista operativo: chi ha un buon rapporto con i suoi vicini di casa può per esempio ricevere aiuto nell’accompagnare i figli a scuola o nel gestire la malattia di un genitore anziano. Bisogna combattere la pigrizia e la chiusura, dedicando energia e sacrificio alla coltivazione delle relazioni. Questo può essere difficoltoso, ma nel lungo termine premia».

 Roberto Aria

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