L’INCHIESTA Sono davvero molteplici le immagini che si aprono quando chiediamo ai lettori attraverso il nostro questionario sul sito Gazzettadalba.it: «Come vedi la famiglia del futuro?». «Tra 50 anni non ci saranno più famiglie con due figli come la nostra ma con un figlio solo o nessuno», dice un lettore. E un altro: «Non esisterà più».
Eppure, nonostante prevalgano le visioni di natura apocalittica, le prospettive di speranza non mancano: «Per conto mio, potremmo assistere a un ritorno di identità, dei valori, del tempo a disposizione. Anche a costo di qualche passo indietro dal punto di vista del benessere economico».
Si fa strada una teoria: rinunciando a parte della comodità materiale, sarà possibile recuperare dimensioni esistenziali più autentiche e in grado di garantire una migliore qualità di vita.
La potenzialità positiva del cambiamento, che tuttavia richiede un processo di adattamento, è intuita da un altro lettore: «Sicuramente non ci saranno le famiglie a cui siamo abituati oggi. Ci saranno invece più coppie separate e divorzi. Ma sarà la normalità e i bambini vivranno in modo meno traumatico la situazione. Nel resto del mondo funziona in questo modo da anni».
Emerge comunque la consapevolezza della responsabilità della politica e delle istituzioni nel determinare le fatiche del quotidiano, nel creare uno scenario culturale autoreferenziale e poco propenso alla solidarietà: «Si frantumerà l’idea che abbiamo oggi di famiglia. Questo sistema economico è basato troppo sull’individualità, sul riuscire nella propria vita, anche se la gente viene sfruttata, sottopagata, truffata. Ognuno pensa a sé stesso, senza cura per la comunità, per il prossimo». E infine: «La vedo male, purtroppo. Per creare una famiglia si deve iniziare a lavorare a 18 anni. Chi si vuole laureare, poi trovare lavoro, casa e stabilità, non farà figli prima di aver compiuto 35 anni. E i figli non si cercano a 35 anni: l’infertilità è un problema sempre più diffuso e aumenta con l’età della donna. Le cure per la procreazione assistita costano cifre impensabili e non tutti se le possono permettere o possono aspettare cinque anni per iniziare il processo con il Sistema sanitario nazionale. Per forza nascono meno bambini. E, a mio avviso, sarà sempre peggio».
r.a.