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Ho la mia famiglia in testa

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L’INCHIESTA Famiglia è l’isola a cui aggrapparsi nella tempesta, ma anche la tempesta stessa. È uno specchio che rivela chi siamo, ma anche ciò da cui vogliamo discostarci per trovare percorsi di indipendenza. Famiglia è il passato ma anche il futuro, è la membrana che filtra il rapporto col mondo.

La famiglia è dentro di noi: genitori, mogli, mariti, figli, fratelli o sorelle (non sono solo quelli reali, ma anche quelli interiori, le voci che ogni giorno compongono la nostra personalità e regolano le nostre vite emotive). Serve esplorare questi anfratti per comprendere lo stato di salute di una comunità.

Perciò a inizio marzo Gazzetta d’Alba ha lanciato on-line un sondaggio, tentando di raccogliere informazioni utili a descrivere l’evoluzione della dimensione familiare in un periodo di estrema incertezza sociale. Al questionario hanno risposto circa 120 persone, un esito molto importante. Tra gli intervistati circa uno su cinque ha dichiarato di fare parte di una famiglia composta da due persone, il 25% di tre membri, il 30% di quattro. Soltanto il 12% fa parte di un nucleo formato da cinque persone, mentre il 5,3% dichiara di esserne l’unico componente. Sebbene la numerosità del gruppo possa variare, sembra esista grande uniformità sul valore attribuito: su una scala da uno a 10, la quasi totalità dei lettori assegna il punteggio massimo alla domanda: «Quanto è importante per te la famiglia?». È questo il primo segno di una comunità territoriale che ritiene le radici familiari cruciali per la propria identità. È proprio «radice», infatti, la parola che un lettore su quattro identifica come più rappresentativa, tra un elenco di vocaboli proposti, della propria visione di famiglia. Gli altri scelgono «appartenenza» e «sicurezza». Solo una piccola parte seleziona «identità». Tra le risposte raccolte poche sono quelle di derivazione negativa come «difficoltà», «confusione» o «crisi».

L’inchiesta sulla famiglia

Sembra dunque che, nel pensare alla propria vita domestica o alla propria storia genealogica, solo una minoranza scelga di dare importanza alle esperienze di fatica o criticità, che comunque ogni legame intimo (coniugale, genitoriale o fraterno) comporta sempre.

Questa visione “ideale” della famiglia sembra trovare corrispondenza nella quinta domanda del questionario: «Se non hai una famiglia, la vorresti?». Circa l’88% delle persone risponde in modo affermativo, il 12% in maniera negativa. Per i nostri lettori digitali, dunque, sembra che le radici, l’appartenenza e la sicurezza evocate dal concetto di famiglia rappresentino un elemento non solo costitutivo della propria identità, ma anche la sostanza che sorregge il futuro, il rifugio in cui ripararsi nei momenti di tempesta, il desiderio anelato per rompere la solitudine.

Roberto Aria

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