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Quale sarà il futuro di Egea? Una domanda che, ad Alba (e non solo), si stanno facendo in molti!

Riunione Egea

EGEA «Che ruolo avrà la presenza di un socio pubblico, come il Comune di Alba, in un’azienda che non sarà più quella di oggi»? Potrebbe riassumersi con questa domanda, posta dal consigliere del Pd Gigi Garassino, la preoccupazione che ha sollevato, almeno nei rappresentanti dell’opposizione presenti alla terza Commissione consigliare convocata d’urgenza per questa sera (giovedì 2 marzo), la strada tracciata da una parte dei vertici di Egea a proposito del futuro della multiutility, che solo nell’Albese conta circa 1.800 dipendenti e che fa i conti con pesanti difficoltà economiche dovute alla crisi del ramo energetico degli ultimi due anni, in base a quanto è stato spiegato.

Insieme al presidente del Consiglio di sorveglianza, Giuseppe Rossetto, è intervenuto Marco Meo, da maggio amministratore delegato di Egea commerciale, la Srl del gruppo che gestisce l’importante pacchetto clienti e che gioca un ruolo centrale nel giro d’affari complessivo. È stato quest’ultimo a parlare di «operazione di risanamento» e a confermare le voci: «A settembre, abbiamo affidato a un advisor il compito di effettuare un’analisi completa dell’azienda. In seguito, insieme a un pool di banche, siamo riusciti a mettere insieme un finanziamento con procedura semplificata, per un importo di 70 milioni di euro sul medio-lungo periodo», ha spiegato Meo. Si è parlato di Bpm, di Unicredit e di istituti di credito locali. Aggiunge l’amministratore delegato: «Al contempo, abbiamo iniziato a ragionare su un’operazione finanziaria per concludere una partnership industriale con un solido soggetto del ramo energetico, possibilmente produttore di energia, al fine di consolidare il ruolo di Egea sul mercato. In questo momento, abbiamo avviato un confronto con A2A, il cui ingresso sarebbe un valore aggiunto. La trattativa è riservata: possiamo dire che al momento non esiste un’esclusiva e che siamo in fase embrionale». In sintesi, fuori dal gergo economico, si cerca l’ingresso nell’azionariato di un grande operatore, che in questo modo entrerebbe  a fare parte della capogruppo e non solo di Egea commerciale, a differenza di quanto era stato detto nelle precedenti commissioni. «La quota dell’azionariato sarà valutata nella due diligence, ma non escludiamo la maggioranza», ha precisato Meo.

Ora la quota principale di Egea è in mano alla famiglia Carini, che detiene quasi il 60%. In questo modo, cambierebbe l’assetto della società, di cui la partecipazione pubblica viene da sempre vista come uno dei punti di forza: oltre al Comune di Alba, che detiene meno del 6%, possiedono partecipazioni più ridotte anche un centinaio di altri Comuni, oltre ad aziende private. Si aprono, in sostanza, nuovi scenari, che hanno preoccupato non poco l’opposizione. «Prima di tutto, avremmo apprezzato in Commissione la presenza del socio privato, sul quale oggi sono poste le responsabilità maggiori: il pubblico da sempre è stato presentato come un vanto per Egea e non possiamo certo essere spettatori di ciò che sta accadendo, dal momento che deteniamo una partecipazione e che quest’ultima va preservata», ha cominciato Garassino, ex assessore alle Società partecipate della Giunta Marello. «Oltre a questo, non nascondiamo un grande timore per i 1.800 dipendenti di Egea: spesso, in queste grandi operazioni,  è il personale a pagare il prezzo più alto e non vogliamo che questo succeda. In più, parliamo di un’azienda con una forte presenza sul territorio, anche in ambito sociale: che cosa ne sarà di tutto questo, se il principale azionista diventerà un grande gruppo»?

Garassino ha chiesto, in conclusione, gli effetti che il cambiamento potrebbe avere sul patrimonio comunale e da parte di  Meo, sono arrivate rassicurazioni: «Com’è interesse dell’azienda, faremo valere il ruolo dei soci pubblici e il legame con Alba. Oggi non possiamo assicurare che tutto verrà preservato, perché siamo nelle fasi embrionali, ma c’impegneremo perché ciò accada». In conclusione, tra Garassino e il sindaco Carlo Bo, si sono quasi scaldati gli animi. «Credo che la politica debba rimanere fuori da questo discorso», ha tuonato il primo cittadino. «Parliamo di un’azienda piccola nel panorama dell’energia, che ha subito il contraccolpo di una crisi mai vista prima. Se l’operazione andrà in porto, metteremo paletti certi e faremo certamente valere la nostra partecipazione», ha concluso Bo.

Francesca Pinaffo

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