Federica guida la Pio Cesare verso il futuro

Federica guida la Pio Cesare verso il futuro
Federica Boffa

IMPRENDITORIA Pio Cesare è l’unica cantina attiva nel centro storico di Alba: fra i suoi muri è racchiuso il lavoro di cinque generazioni: un mito fra i produttori di Langa. Si tratta di una realtà che ha attraversato i secoli e rimane a guida familiare: qualità, lavoro, stretto legame con la città e riservatezza sono i cardini, basti pensare che solo tre anni fa ha aperto le sue porte al pubblico per le visite, su appuntamento. Dal 1881, quando il fondatore Cesare Pio iniziò a produrre Barolo e Barbaresco, la cantina si trova nello stesso luogo, tra corso Bixio e via Balbo, con le grandi botti poggiate sulle fondamenta di Alba Pompeia.

Oggi l’azienda è pronta a compiere uno dei passi più importanti, con un ambizioso progetto di ampliamento sull’altro lato del corso, in terreni di proprietà sui due lati di via San Rocco. La venticinquenne Federica Boffa Pio oggi guida l’azienda insieme al cugino Cesare Benvenuto. La giovane porta avanti il progetto iniziato dal padre Pio Boffa, stroncato dal Covid-19 due anni fa, il 17 aprile 2021. Al- l’imprenditrice abbiamo rivolto alcune domande.

Da dove nasce il progetto di ampliamento della vostra cantina?

«Tutto è cominciato da un’idea di mio padre, anni fa: la procedura, il Piano esecutivo convenzionato, è complessa, con parecchi passaggi a livello comunale. Dopo il blocco pandemico abbiamo ripreso in mano il progetto, ampliandolo: ci siamo resi conto che è il momento giusto, in un’ottica di visione futura della nostra azienda».

Città in trasformazione: più aziende, meno caseLa scelta è stata dettata da piani di crescita della produzione?

«No, è legata alla necessità di spazi più efficienti, in particolare per la vinificazione dei bianchi. La nostra produzione, si aggira sulle 450mila bottiglie l’anno, di tutte le denominazioni, garantita da un’ottantina di ettari di vigne di proprietà: da sempre non puntiamo a traguardi maggiori, ma a mantenere un approccio familiare e artigiano. Come ci ha insegnato mio padre, seguiamo e controlliamo tutto ciò che accade nella nostra azienda, dove oggi lavorano una trentina di dipendenti».

In che cosa consisterà l’intervento futuro?

«La nostra cantina è su quattro livelli, delimitata dalle mura romane. Oggi la vinificazione dei bianchi avviene in un’area costruita da mio nonno, che da sempre è caratterizzata da una temperatura costante, senza climatizzazione. Il cambiamento climatico ha però avuto un impatto negativo: lo spazio non è più idoneo e ci serve un’area tecnologicamente al passo con i tempi. Sull’altro lato di corso Bixio realizzeremo due edifici: a destra quello destinato alla vinificazione, a sinistra quello per l’imbottigliamento. Recupereremo anche una casa di proprietà affacciata sul corso: il piano superiore verrà collegato al blocco di destra. La convenzione col Comune prevede anche di ampliare i marciapiedi di via San Rocco e un parcheggio su due piani, gestito dall’ente locale: ne trarrà beneficio tutta la zona, che oggi non è valorizzata. La vinificazione dei rossi e gli uffici, continueranno a esistere negli spazi attuali, collegati alla nuova area con una passerella sopra il corso, con un tunnel sotterraneo e un enodotto. In linea con il nostro modo di essere, dal punto di vista architettonico manterremo uno stile sobrio con alcuni richiami al nucleo storico. Nel progetto, un’attenzione particolare è stata rivolta agli aspetti energetici e ambientali, dai pannelli solari a un piccolo giardino sul tetto dello stabile».

Un progetto ambizioso: quali tempi avete preventivato per concluderlo?

«Non cominceremo i lavori prima dell’estate, dal momento che l’intervento implicherà anche degli scavi: il nostro intento è attendere la fine delle scuole, a giugno, e cercare di creare il minor disagio possibile in città. In ogni caso, abbiamo preventivato almeno due anni di cantiere, se tutto procederà secondo le tempistiche. Anche dal punto di vista economico sarà un impegno oneroso ma, come si dice, un’impresa che non investe è un’impresa che non funziona: era giunto il momento di aggiornarci».

Non sarebbe stato più semplice, per voi, costruire una cantina ex novo fuori dal centro storico?

«Decisamente, ha ragione: avremmo potuto realizzarla a Serralunga o a Monforte, dove abbiamo la maggior parte delle vigne, ma avrebbe implicato perdere il nostro legame con Alba, parte essenziale della realtà aziendale. Siamo gli unici a fregiarci dello stemma della città: ci consideriamo ambasciatori del territorio e vorremmo continuare a esserlo, anche percorrendo delle strade più complicate».

Francesca Pinaffo

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