La penuria d’acqua è il grido d’allarme degli ecosistemi

22 marzo: una giornata dedicata all’acqua, risorsa da tutelare

ORO BLU La siccità è il grido di aiuto di un mondo martoriato dalle attività produttive intensive, dall’inquinamento umano, dal consumo di suolo.

Gli agricoltori di Langhe e Roero lamentano la mancanza di pioggia, ma al contempo molti di loro utilizzano veleni per coltivare la terra e disboscano, annientando le fonti di ossigeno. Armando è un agricoltore, vive a Diano d’Alba in una cascina insieme alla moglie e ai figli: «Non dobbiamo disperare, ma agire con velocità», esordisce. E prosegue: «Noi coltivatori dobbiamo piantare alberi, richiamare gli insetti e restituire bellezza alla natura, mettendo la parola “fine” al monopolio colonialistico di viti e nocciolo».

Per lui è «una missione, il nostro scopo. Così nel mio pezzo di terra ho piantato dei gelsi che attireranno le api, ma anche zafferano, fragole e fiori. In questo modo contribuirò all’incremento di biodiversità». L’abitazione di Armando è attorniata da vigne, mentre fino a pochi decenni fa c’erano faggi, ciliegi e betulle.

Continua il coltivatore: «La siccità non è un problema assoluto, ma un allarme che dobbiamo ascoltare. Nell’orto ho appena seminato gli spinaci, ma non è nato niente. Stessa cosa è avvenuta per le fave e i piselli. Gli animali selvatici che prima abitavano nell’ultimo boschetto rimasto in zona e scappavano quando ci avvicinavamo, ora non hanno più paura. Dobbiamo rinunciare a una parte dei privilegi accumulati a discapito degli ecosistemi».

FALDE: UNA RISORSA

Fra le colline del Roero, i prelievi irrigui vengono perlopiù effettuati grazie ai pozzi – a differenza dell’area vicina al Tanaro con i suoi canali – e dunque dai depositi acquiferi sotterranei.

Il direttore di Arpa Piemonte, Secondo Barbero, ci ha spiegato che «le falde collocate in profondità sono considerate più pregiate rispetto a quelle superficiali, perché lontane dalle fonti di inquinamento. Ma ricorrere a queste risorse sotterranee è impegnativo, servono sistemi meccanici di “sollevamento”. In ogni caso, nonostante il perdurare della siccità, non registriamo al momento una situazione di allarme a livello di accumuli sotterranei, mentre riscontriamo una disponibilità più scarsa per quanto riguarda le acque superficiali di fiumi, torrenti, laghi e ghiacciai». In futuro le cose potrebbero cambiare: «Solitamente la pioggia garantisce un ricambio per l’acqua disponibile in profondità. La siccità prolungata potrebbe causare un depauperamento: in tal caso, nelle zone in cui esistono molti pozzi, come per esempio nel Roero, se il fabbisogno idrico per l’agricoltura non potesse essere garantito, alcune colture ne patirebbero. Potrebbero avere una resa minore, o addirittura non essere portate a termine. Nel Vercellese durante gli ultimi mesi molte superfici coltivate con il riso sono state ridotte, in termini di dimensioni, rispetto agli anni precedenti».

AUTOBOTTI ALL’OPERA

Anche fra le colline, dunque, la morfologia agricola potrebbe cambiare. La predominanza assoluta di nocciole e vigne non sarà scontata, gli orti potrebbero mutare i propri connotati.

Diverso invece il discorso per l’acqua potabile. Barbero prosegue osservando come, in questo caso, «se le falde sotterranee dovessero esaurirsi, o comunque non essere più sufficienti a garantire l’intero fabbisogno, bisognerebbe ricorrere alle autobotti». Questi contenitori mobili prelevano la risorsa idrica laddove disponibile – per esempio nelle zone meno siccitose della regione – e la trasportano verso aree più bisognose. In alcune zone del Nord Italia il dispositivo è già entrato in funzione.

26 MILIONI PER I CAMPI

La preoccupazione è dunque alta, ma invece dell’ansia servirebbe un movimento preventivo: arrestare i processi di erosione delle risorse idriche, contenere i livelli di contaminazione dell’aria e delle acque, modulare la produzione industriale, limitare i consumi individuali. Barbero osserva, in conclusione: «Il cambiamento climatico a cui stiamo assistendo è sicuramente di origine antropica. L’attività umana impatta sugli equilibri naturali e questo è un dato che non possiamo ignorare. Al momento non si può prevedere come questa fase ciclica evolverà».

Nel tentativo di restituire forza vitale a una terra in difficoltà, la Regione Piemonte grazie alle iniziative delle Politiche agricole comunitarie (che prevedono anche l’erogazione di fondi statali ed europei) ha stanziato a fine marzo 26 milioni di euro per l’intero comparto agricolo, da usare nel triennio 2023-2025. L’assessore all’agricoltura Marco Protopapa ha spiegato che il settore sta patendo il cambiamento climatico e l’incremento dei prezzi collegato alla guerra in Ucraina e che, in questa contingenza, è importante dedicare particolare attenzione alle pratiche di coltivazione sostenibile, alla ricerca e alla valorizzazione dei prodotti.

IL PIANO MICRO-INVASI

La difficoltà attuale sollecita a escogitare nuove strategie e metodi inediti di intervento. A fine marzo il direttore provinciale della Confederazione italiana agricoltori Igor Varrone ha spiegato che «le aziende in generale stanno cercando di superare il momento di crisi: le prospettive, a livello produttivo, sono buone. Certamente ci sono alcuni settori alle prese con difficoltà maggiori: è il caso dei frutteti». Per Varrone il nodo siccità non va sottovalutato: «Dopo un 2022 difficile, durante l’estate il problema rischia di esplodere, causando un disastro in agricoltura. L’acqua, soprattutto in alcune zone, potrebbe mancare anche nelle abitazioni».

Al problema siccità, come hanno spiegato i dirigenti di Coldiretti Cuneo, si aggiunge la carenza di infrastrutture per la raccolta dell’oro blu: 9 litri di pioggia su 10 non vengono trattenuti. Anche la modalità di consumo individuale dell’acqua potabile, poco attenta agli sprechi, non aiuta.

Ha commentato il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada: «Gli agricoltori faranno la propria parte razionalizzando gli usi, sviluppando sistemi di irrigazione a basso impatto e colture meno esigenti. L’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli, senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività del-
l’intero settore alimentare».

Fabiano Porcu, direttore di Coldiretti Cuneo, ha aggiunto: «Di fronte alla tropicalizzazione del clima bisogna organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi e renderla disponibile nei momenti di difficoltà. Abbiamo elaborato un progetto per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento, per conservare l’acqua e distribuirla anche ai cittadini e all’industria». La siccità, invece di essere interpretata come una sciagura, può così spronare a reinventare processi vetusti.

 Maria Delfino

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