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Elezioni in Turchia: il racconto del giovane albese Riccardo Gasco

Elezioni in Turchia: il racconto del giovane albese Riccardo Gasco

TURCHIA A partire dalle ore 8 di questa mattina si sono aperte le urne per le elezioni presidenziali e parlamentari che decideranno il futuro politico del paese. Da un lato il Presidente in carica Recep Tayyip Erdoğan, dopo oltre 20 anni al potere, cerca una riconferma che sembra essere la più complessa da quando diventò primo ministro nel 2003. Dall’altro il candidato dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu è alla guida di una coalizione di sei partiti soprannominata “il tavolo dei 6” che ha come obbiettivi principali sconfiggere l’attuale Presidente, il ritorno al parlamentarismo, (la Turchia è una Repubblica Presidenziale a partire dal referendum costituzionale del 2017) restaurare la democrazia e riformare l’economia.

La Turchia è un paese che ha sempre registrato elevati livelli di affluenza alle urne ma quest’anno potrebbe raggiungere livelli record di partecipazione. Ciò è dimostrato dall’affluenza dei cittadini turchi che hanno votato all’estero raggiungendo oltre il milione e mezzo. Si registrano code lunghissime ai seggi. Nel quartiere di Kadikoy, nella sponda anatolica di Istanbul, ho parlato con alcune persone in attesa di votare. «Non ho mai aspettato così tanto per poter votare» – mi racconta un anziano signore che spera per un cambiamento politico nel paese.

Due sono le componenti dell’elettorato che potrebbero influenzare maggiormente il voto di oggi. Da un lato i giovani. Sono circa 5 milioni le persone che votano per la prima volta e che sono nati e cresciuti sotto il regime politico del Presidente Erdogan senza mai aver vissuto alternative. Dall’altro la componente curda, soprattutto nel sud est del paese, in seguito alla chiamata a votare per l’opposizione  da parte di Selahattin Demirtas, leader del Partito Democratico dei Popoli e filo curdo in carcere dal 2016.

Uno dei fattori più importanti che preoccupa il Presidente Erdogan riguarda l’andamento dell’economia in continuo declino. Nell’ultimo anno l’inflazione ha raggiunto oltre il 70% secondo i dati ufficiali forniti dal governo deteriorando il potere di acquisto della classe media. Per far fronte ad un economia in forte declino, nelle settimane precedenti il voto, il Presidente ha varato alcune misure dell’ultimo momento per stemperare le preoccupazioni come l’aumento del 45% dei salari minimi e il pensionamento anticipato per alcune categorie di lavoratori.

L’ultima variabile da sottolineare riguarda le zone colpite dal terremoto nel sud est del paese la notte del 6 febbraio. Nonostante le enormi difficoltà logistiche si sta registrando una grande affluenza grazie anche all’aiuto di associazioni e privati cittadini che hanno organizzato i viaggi delle persone che in seguito al sisma si sono trasferite in altre città. Il voto proveniente da quelle aree potrebbe influenzare significativamente il risultato.Una delle principali preoccupazioni per il voto di oggi riguarda la possibilità di brogli elettorali verificatosi in maniera massiccia in passato. Per far fronte a questo problema si registra una grande presenza di osservatori internazionali ed indipendenti in quasi tutti i seggi del paese (circa 190 mila). Erdogan in una recente intervista ha assicurato che in caso di sconfitta lascerà il potere, rimarcando come lui sia arrivato a coprire prima la carica di primo ministro e poi quella di presidente grazie alle elezioni.

Le urne chiuderanno alle ore 17 (ore 16 italiane) e il paese rimarrà con il fiato sospeso fino a circa le ore 23 quando generalmente si inizieranno a sapere i risultati con un certo grado di certezza. Per il momento non resta che aspettare per vedere quale direzione politica prenderà la Turchia, un paese strategicamente importante e al centro di diverse dinamiche internazionali.

Riccardo Gasco

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