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Gioco d’azzardo: i piemontesi spendono 1.600 euro a testa

Sul gioco d’azzardo si è riacceso il dibattito (INCHIESTA)

LUDOPATIA Tra il 2017 e il 2021, in Piemonte, il gioco d’azzardo ha mandato in fumo 31 miliardi e 811 milioni di euro. Preoccupa l’aumento del gioco telematico: nel 2012 il gioco fisico valeva 5,1 miliardi di euro, nel 2021 2,8 mentre il comparto on-line è passato da 1,3 miliardi nel 2016 a quasi 4,1 nel 2021. In media, ogni piemontese ha speso, nel 2021, 958 euro nel gioco d’azzardo on-line e 644 euro in sale e casinò, dato inferiore alla media nazionale che ammonta, per i primi a 1.132 euro e 745 per i secondi. Nello stesso anno i locali dotati di slot machines sono aumentati di mille unità, il doppio rispetto al 2020, mentre nel resto del Paese diminuivano.

I dati provengono dallo studio Gambling adult population survey (Gaps), di Cnr e Regione Piemonte, e sono stati presentati a Torino il 3 maggio al convegno “Le buone prassi nel trattamento del disturbo da gioco d’azzardo”. Condotto sulla popolazione tra i 18 e gli 84 anni in 80 Comuni il report ha studiato gli effetti della nuova legge regionale sulla ludopatia, voluta dalla Giunta di centrodestra nel 2021, per sostituire la precedente del 2016.

La nuova norma riduce la distanza delle macchinette dai luoghi sensibili (scuole, università, sportelli bancomat, compro oro e altri) da 500 a 400 metri, nei Comuni sotto i 5mila abitanti. Con la nuova legge tutti gli esercizi commerciali che avevano dismesso gli apparecchi da gioco, perché non rispettavano le restrizioni della disposizioni varate nel 2016, hanno potuto reinstallare le macchinette. In questo modo le sale slot, diminuite, fra il 2016 e il 2020, in Piemonte di 5.039 unità (quasi l’80 per cento del totale) sono cresciute oggi del 10,3 per cento. Nel 2021 i soggetti in cura nelle Asl piemontesi erano 765 ma le persone ritenute a rischio moderato o severo erano ben 42mila.

Dallo studio emerge il profilo del giocatore tipo: un uomo con meno di 44 anni di età, che non considera rischioso l’azzardo più di una volta a settimana. Ritiene di essere in attivo e pensa che sia possibile diventare ricco giocando: un atteggiamento di solito associato ad alcol, ansiolitici e disagio psicologico. I gamer, gli appassionati di videogiochi, hanno maggiore probabilità di cadere nella trappola della ludopatia rispetto alla popolazione generale, soprattutto i maschi tra i 18 e i 44 anni.

Giocano di più quanti vivono nelle aree urbane, anche per la scarsa offerta delle aree montane. Il territorio del Verbano-Cusio-Ossola ha la maggiore quota pro capite: 915 euro su rete fisica e 1.345 su quella telematica; i valori più bassi si hanno a Torino e Cuneo.  

La carica di 12mila per cambiare le normative contro la ludopatia

Martedì 9 maggio, a Torino, si è svolto un presidio di fronte alla sede del Consiglio regionale: obiettivo era sollecitare la discussione sulle proposte di legge di iniziativa popolare per la prevenzione della ludopatia e la doppia preferenza di genere alle elezioni regionali. Le avevano presentate, lo scorso autunno, Libera, una quarantina di associazioni e 21 Comuni: le proposte erano state sottoscritte da 12milla cittadini.

Spiega Maria Josè Fava, referente regionale di Libera: «Abbiamo chiesto che vengano rispettati i termini di legge, ampiamente scaduti, per avviare l’iter legislativo delle proposte d’iniziativa popolare. Dopo averle consegnate non ne abbiamo più saputo niente». E ha proseguito: «Crediamo che l’attuale norma stia aumentando il fenomeno gioco d’azzardo su tutto il territorio, come sottolineano le ultime ricerche. Bisogna affrettarsi a bloccare questa grande offerta, che la legge del 2021 ha nuovamente reso disponibile, onde evitare il tracollo finanziario delle persone più deboli». Al termine della dimostrazione, a cui hanno partecipato diversi enti e associazioni (Cgil, Acli, Arci, Torino città per le donne e Gruppo Abele) il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia, ha garantito che i due percorsi legislativi verranno calendarizzati per la discussione nelle commissioni competenti e successivamente in aula.

«Noi non smetteremo di monitorare. Se in breve tempo non verrà discussa la calendarizzazione delle proposte torneremo davanti al Consiglio regionale», conclude Maria Josè Fava.

Sale gioco a 400 metri dal Serd di Novara: la legge regionale è controproducente

A sottolineare le conseguenze della legge regionale sul gioco d’azzardo, approvata nel 2021 dalla maggioranza di centrodestra, è il segretario regionale del Partito democratico, Domenico Rossi, che fu relatore della legge 9 introdotta nel 2016 per limitare il fenomeno ludopatia. «I risultati dello studio Gaps (si veda l’articolo in alto), promosso dal Consiglio nazionale delle ricerche e dalla Regione ci dicono chiaramente che la legge piemontese sul gioco d’azzardo, voluta dalla Lega – ma avallata da tutte le forze di centrodestra che siedono nell’assemblea regionale e dal presidente Cirio – ha fatto fare clamorosi passi indietro alla nostra regione sul fronte della prevenzione e del contrasto al fenomeno. Cresce la spesa pro capite, aumenta la diffusione delle macchinette sul territorio, si crea confusione come nel caso rilevato a Novara con l’autorizzazione di una sala scommesse a meno di 400 metri da una scuola media oltre che dalla sede dell’ambulatorio Serd dell’a-
zienda sanitaria locale».

Inseguire i soli interessi di un settore economico, prosegue Rossi, «a scapito della salute, è stata una scelta scellerata che determina un costo sociale pagato soprattutto dalle famiglie più fragili. Di fronte a quanto emerge dallo studio occorre calendarizzare in aula, al più presto, la legge di iniziativa popolare promossa da diversi Comuni, ma anche da Libera Piemonte, Acli, Arci, Gruppo Abele, sindacati e associazioni. Il testo caldeggiato ricalca i principi della legge 9 del 2016: controlla l’offerta di gioco e mette al centro la salute dei cittadini, non gli interessi economici. In conferenza dei capigruppo abbiamo già avanzato richiesta di inserire la mozione popolare nell’ordine del giorno dei lavori: ho sollecitato personalmente il presidente del Consiglio regionale e non lasceremo nulla di intentato per salvaguardare la salute dei piemontesi».

Secondo l’assessore alle attività produttive della Regione, Andrea Tronzano, la legge introdotta nel 2021 corregge molte ambiguità proprie della precedente norma. A questa si affianca una campagna di contrasto al gioco d’azzardo patologico, finanziata con 600mila euro, che prevede attività di formazione e sensibilizzazione. Prosegue Tronzano: «La legge voluta dal centrosinistra nel 2016 rischiava di favorire il gioco illegale e sommerso e aveva anche creato una disparità in quello legale. L’obiettivo della normativa era correggere queste anomalie, dando certezze alle imprese che avevano investito, pur intervenendo in modo serio nel contrasto alle ludopatie».  

Giorgia De Carolis

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