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Siccità: con la pioggia Tanaro cresciuto di un metro e il lago maggiore ha recuperato 20 centimetri

Protezione civile: diramata l'allerta arancione, possibili allagamenti e frane

PIEMONTE Dopo quasi un anno e mezzo di siccità, con brevi intervalli, due giorni di pioggia in Piemonte hanno portato precipitazioni abbondanti nelle province di Cuneo e Torino, come aveva previsto Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) che aveva diramato un allerta gialla per il maltempo.

Allagamenti e frane

Le precipitazioni hanno causato allagamenti a Roccaforte Mondovì, soprattutto nella frazione Lurisia, e nella vicina Chiusa Pesio; picco di 147,6 mm di pioggia caduta alla stazione di Pradeboni, nel territorio di Peveragno, 142 a Roccaforte Mondovì: nel Torinese 129,9 mm al Piano Audi, 124 a Luserna San Giovanni.

In montagna, in particolare sui settori settentrionali e occidentali, sono caduti 30-40 centimetri di neve fresca sulle Alpi a 2.500 metri di altitudine. Il rischio di valanghe resta marcato (grado 3 sulla scala europea di pericolo che arriva a 5) ma Arpa non esclude che possa crescere a forte (grado 4) alle quote più alte.

Con le piogge del 30 aprile e 1° maggio il livello del Lago Maggiore ha recuperato circa 20 centimetri e anche la portata di molti fiumi è cresciuta notevolmente.

Lo riporta Arpa nella relazione sul maltempo dei giorni scorsi. In particolare, lungo l’asta del Po i livelli sono cresciuti mediamente di 1 metro con incrementi significativi delle portate fino a circa l’80% sia nella sezione di Torino che in quella di chiusura del bacino piemontese, a Isola Sant’Antonio (Alessandria).

L’altro grande fiume regionale, il Tanaro, nella sua sezione più a valle, a Montecastello (Alessandria) ha registrato livelli più alti di circa 1 m con un incremento delle portate anche in questo caso di quasi l’80%. Infine, nel settore a nord del Po, il Sesia, in forte sofferenza nell’ultimo periodo, è cresciuto di circa 60 cm con un aumento della portata di circa il 90%.

Una frana provocata dal maltempo dei giorni scorsi ha costretto una famiglia, composta da tre persone, a lasciare la propria abitazione di Cuorgnè, nel Torinese. Materiale roccioso si è staccato dal versante della montagna in frazione Salto, all’altezza di via del Castello. Alcuni massi sono finiti nel cortile dell’abitazione e sulla strada comunale. Per questo, in attesa di ulteriori accertamenti, il sindaco Giovanna Cresto ha emesso un’ordinanza che dispone la chiusura della strada al traffico e l’evacuazione della casa. Le tre persone, due adulti e un bambino, hanno trovato ospitalità da alcuni famigliari.

Agricoltura

Se ci fossero stati gli invasi che il mondo agricolo chiede da tempo, le abbondanti piogge cadute il 30 aprile e il 1 maggio, avrebbero soddisfatto il fabbisogno per la prossima estate. Lo evidenzia la Coldiretti torinese: «Se avessimo potuto trattenere anche solo una piccola parte dell’acqua dilavata via nei fiumi – sostiene il presidente Bruno Mecca Cici – avremmo messo al sicuro le coltivazioni per tutta l’estate fino al completamento delle maturazioni».

In due giorni sono caduti fino a 120 mm di acqua nelle fasce pedemontane e di alta pianura tra Canavese e Pinerolese.

«La pioggia abbondante ha scongiurato la catastrofe nei campi proprio nel momento in cui si sono appena completate le semine primaverili e mentre il foraggio sta crescendo nei prati, ma se l’acqua, assorbita dal terreno, favorirà la prima crescita delle piantine il fabbisogno irriguo annuale non è certo soddisfatto con solo due giornate di innaffiata, fa notare la Coldiretti torinese.

«Quello che invece sarebbe sufficiente per tutto l’anno è il volume di acqua che, se fosse presente una rete di infrastrutture di trattenuta e accumulo, costituirebbe una preziosa scorta per salvare i raccolti in caso di siccità».

Coldiretti Torino torna a chiedere alla Regione un Piano per i piccoli invasi. «Se fossimo stati in grado di immagazzinare anche solo un decimo dell’acqua in due giorni, calcolando i fabbisogni idrici delle varie colture, avremmo accumulato circa 15 milioni di metri cubi, pari a circa la metà della capacità della diga idroelettrica di Ceresole Reale. Non capiamo cosa si aspetti a varare una progettazione complessiva in favore dei piccoli invasi sul territorio».

Ansa

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