Attese delle imprese cuneesi ancora espansive per il terzo trimestre, ma più caute rispetto a marzo

Si è svolta oggi la conferenza stampa di presentazione dell’analisi congiunturale con le previsioni delle imprese per il III trimestre 2023

Attese delle imprese cuneesi ancora espansive per il terzo trimestre, ma più caute rispetto a marzo

CUNEO Valutazioni espansive, ma con differenze tra i comparti. Sono le attese che esprimono le imprese associate a Confindustria Cuneo, circa duecentottanta, che hanno preso parte all’indagine di previsione per il terzo trimestre 2023. Alla conferenza stampa hanno partecipato insieme al presidente Confindustria Cuneo, Mariano Costamagna e alla direttrice Giuliana Cirio, il presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay e il segretario generale Paolo Balistreri, che hanno illustrato i dati regionali ai media presenti.

Sulla scia di quanto si verifica a livello piemontese, il clima di fiducia risulta favorevole soprattutto per l’impennata delle valutazioni nei servizi, mentre il manifatturiero complessivamente considerato registra una lieve battuta d’arresto, sebbene su saldi ancora molto positivi e dati a consuntivo solidi. In particolare, i saldi ottimisti-pessimisti su produzione e ordini totali cedono rispettivamente 6 e 5 punti percentuali, attestandosi comunque, rispettivamente, a 11,6% e 8,5%. Restano positive, seppure molto prudenti, le valutazioni sulle vendite all’estero, mentre si consolidano le attese sull’occupazione. A livello consuntivo sale ancora il tasso di utilizzo delle risorse (77,8%) a fronte di una sostanziale stabilità nella propensione ad investire che interessa il 28,5% delle aziende (circa 1 punto percentuale in meno rispetto a marzo scorso). Sale di poco meno di un punto il ricorso alla CIG, che riguarda oggi il 7,7% delle imprese manifatturiere cuneesi. Nei servizi il clima di opinione recupera in modo deciso rispetto a marzo, fatta eccezione per il saldo sugli ordini export che resta negativo. Il saldo relativo ai livelli di attività passa da 4,9% a 27,6%, per gli ordinativi sale dall’8,6% al 24,1% e per l’occupazione dal 6,2% al18,4%. Gli investimenti restano invariati (23,3% delle aziende), mentre si azzera il ricorso alla CIG (2,6%). Stabile il tasso di utilizzo delle risorse (83,6%). 

«A fronte di un primo trimestre ancora di crescita per il PIL italiano (+0,6%), favorita da un prezzo del gas che resta basso, l’occupazione in aumento e un conseguente reddito disponibile delle famiglie in tenuta, emergono alcuni fattori che potrebbero indebolire questa corsa – commenta il presidente di Confindustria Cuneo, Mariano Costamagna -.  Da un lato consumi e investimenti ancora frenati da un’inflazione che scende troppo lentamente e da tassi in aumento; dall’altro un export zavorrato dalla fiacchezza nei mercati di sbocco».  A maggio l’inflazione ha ripreso a scendere (+7,6%), grazie al graduale rallentamento dei prezzi degli energetici al consumo. I prezzi alimentari crescono in modo significativo (+11,4%), ma freneranno nei prossimi mesi grazie ai prezzi delle materie prime che sembrano essersi stabilizzati. «Il continuo rialzo del tasso BCE – sottolinea il Presidente degli Industriali – rende i prestiti alle imprese sempre più onerosi, arrestando il credito bancario. Parallelamente calano le attese delle imprese sulla spesa per investimenti nei prossimi 6 mesi: le imprese chiedono meno credito per finanziare investimenti, più per le scorte e il capitale circolante». 

Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte: «Le attese delle nostre imprese restano positive. Siamo al dodicesimo trimestre di crescita consecutiva dei tre indici principali per l’economia Piemontese: l’utilizzo degli impianti, +12,8% in tre anni; investimenti, +11,5% rispetto a dopo la pandemia; occupazione, con una crescita di 26,3 punti nel saldo ottimisti pessimisti. Un percorso che anche grazie alla riduzione del costo dell’energia, sta agevolando i programmi di sviluppo, come dimostra il ricorso alla Cig ai minimi storici.  Nella lettura delle previsioni dei nostri associati sono percepibili i timori legati ai due nostri principali mercati di riferimento, Germania e Francia. Così come pesano inflazione e aumento dei tassi. Oggi più che mai diventa quindi ancora più urgente un piano Industria 5.0, che razionalizzi e stabilizzi gli incentivi esistenti per gli investimenti, consentendo alle imprese di programmare a medio-lungo termine. Integrando questo programma nel Pnrr con il supporto alle Pmi tecnologiche del piano europeo Sure 5.0, avremo anche messo basi importanti di supporto all’accelerazione dei percorsi formativi e di aggiornamento professionale. La crescente richiesta di competenze, legata alle transizioni in atto, è la chiave per aumentare produttività e attrattività delle nostre aziende e del nostro territorio».

Il Direttore generale, Giuliana Cirio, si è soffermata sul sentiment delle imprese manifatturiere.  «Nonostante un raffreddamento su alcuni indicatori rispetto alla rilevazione di marzo, il clima si mantiene espansivo – ha evidenziato Giuliana Cirio – . Il saldo sulla produzione cede 5,9 punti percentuali: il 23,8% delle aziende prevede un aumento dei livelli produttivi, contro il 12,2% che si attende una diminuzione. Tra i nostri imprenditori, vincono gli ottimisti, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a 11,6% (17,5% a marzo). Anche il trend per le attese sugli ordinativi totali si mantiene positivo (8,5%) ». Sale ancora il tasso di utilizzo di impianti e risorse (77,8%), stabilmente al di sopra del livello di ciclo economico normale da 8 trimestri consecutivi. Ancora in salita i dati sull’occupazione. «Il 21,7% delle imprese manifatturiere che hanno partecipato all’indagine – prosegue il Direttore generale – prevedono un rafforzamento dell’organico (15,8% a marzo), contro il 6,9% (4,5% lo scorso trimestre) che ne prevede la riduzione, con un saldo ottimisti-pessimisti sull’occupazione pari a 14,8% (+3,5 punti). Sale di poco meno di un punto il ricorso alla cassa integrazione che interessa il 7,7% delle imprese (dal 6,9% dello scorso trimestre) mantenendosi, comunque, su livelli contenuti e in linea con il dato medio piemontese (7,9%)». 

Per quanto riguarda l’andamento dei singoli settori, il focus più dettagliato è stato delineato da Elena Angaramo, responsabile del Centro Studi.

«L’industria manifatturiera cuneese, come quella italiana, è attesa mantenere nel 2023 un livello di fatturato stabile a prezzi costanti, consolidando i significativi progressi degli anni post-Covid. Cruciale sarà il contributo dell’export, che nei consuntivi del primo trimestre 2023 ha già registrato il +16,8% grazie alla buona capacità della nostra industria di servire nicchie a elevato valore aggiunto. Fra i settori più dinamici nel medio termine troviamo elettrotecnica, meccanica, elettronica e autoveicoli e moto, fondamentali per sostenere i progressi in chiave digitale e ambientale. Il traino dell’export sarà determinante anche per l’alimentare e bevande, insieme alla ripresa del turismo, a fronte di consumi domestici meno brillanti». 

In fisiologico rallentamento, invece, i prodotti e materiali da costruzione e gli intermedi chimici, sensibili alla domanda edilizia, e i settori produttori di beni destinati all’ambiente domestico (mobili ed elettrodomestici).

Rispondendo alle domande dei giornalisti, il presidente Costamagna ha sottolineato l’importanza delle reti d’impresa e della salvaguardia della filiera industriale. L’obiettivo è quello di continuare a innovare, rimanere competitivi e rafforzare le imprese sui mercati. Ha concluso che la sua esperienza internazionale negli Stati Uniti, in Argentina, Brasile, India e Cina sarà il patrimonio che mette a disposizione degli industriali cuneesi nel suo mandato. 

Indagine congiunturale imprese piemontesi terzo trimestre 2023

L’indagine congiunturale, realizzata a giugno tra le aziende del sistema confindustriale piemontese, raccoglie le valutazioni di oltre 1.200 imprese manifatturiere e dei servizi. A marzo avevamo riscontrato un buon miglioramento del clima di fiducia, grazie soprattutto al rallentamento dell’inflazione e della dinamica dei costi di materie prime e energia. A giugno si delinea un raffreddamento delle attese, spiegato per intero dalla netta frenata del comparto manifatturiero cui si contrappone il miglioramento del comparto dei servizi. D’altra parte, restano molto robusti gli indicatori a consuntivo, a conferma del fatto che siamo ben lontani dal prefigurare una svolta negativa del ciclo congiunturale. L’utilizzo della CIG scende al di sotto del 6%; nei servizi è praticamente a zero. Il tasso di utilizzo degli impianti rimane attestato intorno a un livello di pieno utilizzo. Stabile la redditività; tengono gli investimenti, su livelli elevati. Si attenuano ulteriormente le pressioni sui costi degli input. 

Si riduce la forbice dimensionale, tra imprese con oltre 50 addetti da un lato e imprese al di sotto dei 50 addetti dall’altro. A livello settoriale, il terzo trimestre segna una decisa divaricazione tra le valutazioni di manifattura e servizi. In particolare, rallenta la metalmeccanica e soprattutto la meccatronica, che mantiene tuttavia un saldo positivo tra attese di aumento e riduzione di produzione e ordini. Al contrario, nei comparti non-meccanici il saldo scende al di sotto del punto di equilibrio, per effetto soprattutto della svolta recessiva di tessile-abbigliamento e carta-grafica. Bene l’alimentare, reggono gomma-plastica, legno, edilizia e impiantisti. edilizia e impiantisti, automotive, industria elettrica, prodotti in metallo, macchinari e apparecchi. Per quanto riguarda il comparto dei servizi, in tutti i comparti i saldi sono decisamente positivi e in quasi tutti i casi si rafforzano rispetto a marzo. 

Per il terzo trimestre del 2023, le attese sulla produzione delle oltre 1.200 imprese piemontesi restano positive, in linea con quelle del secondo trimestre: il 22,4% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 14,5% che si attende una diminuzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è pari a +13,7% (era +15,6% a marzo). Il 19,0% delle rispondenti prevede un aumento dell’occupazione, contro il 5,2% che ne prevede la riduzione, e un saldo ottimisti-pessimisti pari a +13,7% (era 16,6% la scorsa rilevazione). Si assestano le attese sugli ordini, con un saldo del +4,4% in calo di oltre 10 punti percentuali rispetto alla scorsa rilevazione. Frenano, invece, le aspettative sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -2,5%, probabilmente a causa del protrarsi dell’incertezza e al rallentamento dell’economia globale. Buono il livello degli investimenti, che interessano oggi il 27% delle rispondenti (era il 28,4% a marzo). Cala ulteriormente il ricorso alla cassa integrazione, che interessa ora il 5,6% delle imprese. Stabile il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (80%). Resta ampia la forbice tra le imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti), più ottimiste sui livelli produttivi (saldo +11,5%) e le più piccole (sotto i 50 addetti), che registrano un saldo di 5 punti inferiore (+6,3%). Si assestano ancora gli aumenti dei prezzi, rispetto al 2022: il saldo tra chi prevede un aumento e chi una diminuzione dei costi è pari al +9,0% per i prezzi delle materie prime (era il 25,1% a marzo), a +1,1% per l’energia (era il 0,6%) e +19,7% per logistica e trasporti (era il 28,0%). A livello territoriale, si osserva un miglioramento superiore alla media regionale per Cuneo, Verbania, Torino e Canavese, con saldi sulle previsioni di produzione rispettivamente del +16,7%, +15,6%, +12,8% e +10,1%. Seguono Novara, Alessandria e Asti, che rallentano ma restano ottimiste, con saldi rispettivamente del +7,4%, +6,5% e +2,6%. Saldi negativi, invece, per Vercelli e Biella (rispettivamente -15,2% e -4,7%).

Nel manifatturiero, si registra un raffreddamento delle attese, rispetto a marzo, con saldi che passano da +15,5% a +2,2% per la produzione. Inversione di tendenza per i nuovi ordini, con saldo ottimisti-pessimisti che torna negativo dopo parecchi trimestri, passando da +12,6% a -1,4%. Positive, per contro, le attese sull’occupazione, co saldo pari a +10,6%, da +14,9% di marzo. Negativo anche il saldo dell’export, che passa da +4,9% a -2,7%. Bene gli investimenti, che interessano il 28,3% delle aziende, in leggero assestamento rispetto al 29,5% di marzo. Stabili il tasso di utilizzo delle risorse (78%), mentre resta basso il ricorso alla CIG, che riguarda oggi il 7,9% delle imprese.

A livello settoriale, restano positive le attese del comparto alimentare (+21,4% il saldo ottimisti – pessimisti), e dell’edilizia e impiantisti (+11,4%). Le attese della metalmeccanica registrano un deciso rallentamento, pur restando positive, con saldo ottimisti pessimisti che passa da +15,7% di marzo a +3,6%. A calare sono soprattutto il comparto dei prodotti in metallo (saldo -5,1%) e quello dell’elettronica (-3,4%): resta positivo l’andamento dei macchinari (+8,2%) e dell’automotive. Tra gli altri settori manifatturieri cala il tessile (-17,6%) la carta-grafica (-13,6%), il legno e le manifatture varie (entrambi 0,0%)

Nei servizi il clima di fiducia resta stabilmente positivo rispetto a marzo. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari al 21,4% (era 15,8% la scorsa rilevazione), quello relativo agli ordinativi è pari a +18,4% (da +20,5%), quello sull’occupazione è pari +21,2% (era 20,8%). Gli investimenti si assestano leggermente (24,9%), azzerato il ricorso alla CIG (0,3%). Resta alto il tasso di utilizzo delle risorse (86%). A livello settoriale, le attese delle aziende del terziario sono positive in tutti i comparti, con saldi pari a +27,6% per i trasporti, +25,6% per i servizi alle imprese, +23,4% per l’ICT, +9,6% per gli altri servizi, +15,0% per le utility, +16,1 per commercio e turismo.

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