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Danneggiata la sede dell’associazione La carovana in via Pola. Oggi è stato eseguito lo sgombero

Dopo l'occupazione abusiva è stato sgomberato l’ingresso della sede dell’associazione La carovana, che si trova al primo piano di uno degli stabili che fanno parte del complesso di via Pola

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ALBA Questa mattina, 23 agosto, è stato sgomberato l’ingresso della sede dell’associazione La carovana, che si trova al primo piano di uno degli stabili che fanno parte del complesso di via Pola.

Era la notte tra il 9 e il 10 agosto quando il salone e i bagni della sede, utilizzati dalla storica associazione albese per la maggior parte delle attività rivolte alle persone con disabilità che la frequentano, sono stati brutalmente vandalizzati, tra sanitari e specchi rotti, ma anche vetri e altri oggetti, come un televisore e una fotocopiatrice.

Le foto di questa pagina si riferiscono ai danni causati.

Nei giorni seguenti, gli spazi sono stati occupati abusivamente, così come l’ingresso. «Abbiamo subito sporto denuncia ai Carabinieri: per noi questo fatto ha rappresentato prima di tutto una grande ferita», dice Filippo Cervella, presidente de La carovana.

Nelle settimane centrali di agosto, la sede era vuota perché il gruppo era a Valdieri, per il tradizionale campo estivo.

«Nei giorni scorsi, vista la necessità di mettere in sicurezza gli spazi e di effettuare i lavori di ripristino, abbiamo incaricato un impresario, perché si procedesse prima di tutto alla chiusura provvisoria della porta di ingresso. Purtroppo le persone presenti all’esterno hanno opposto resistenza: all’interno abbiamo trovato nessuno, ma chiari segni di occupazione. Così abbiamo allertato prima la Polizia municipale e poi i Carabinieri, che hanno proceduto allo sgombero. Il sindaco Carlo Bo, così come il direttore del consorzio socio-assistenziale Marco Bertoluzzo, ci hanno rassicurati, dicendo che ci aiuteranno a ripristinare in tempi brevi la sede».

E aggiunge: «Prima di questo episodio, mai avevamo vissuto qualcosa del genere. La convivenza con gli utenti di via Pola si era sempre retta su equilibri taciti, anche ad agosto, che è sempre stato il mese più critico, vista la chiusura del Centro di prima accoglienza. Quest’anno, purtroppo, si respira una tensione sociale evidente. Ci auguriamo che, da questo episodio che abbiamo subito, gli enti competenti affrontino una questione che evidentemente si sta rivelando sempre più critica».

Dalla chiusura del Cpaa, che ogni anno ad agosto si ferma per consentire ai volontari di risistemare il dormitorio da un punto di vista logistico e igienico, i fatti in via Pola si sono susseguiti in modo precipitoso. Dei 28 braccianti agricoli stranieri che dormivano nella struttura, 21 hanno trovato soluzioni alternative fino alla riapertura: in particolare, 11 sono stati accolti alla casa Commenda, una cascina a Ricca gestita dalla parrocchia di Cristo Re. Ogni giorno, da quando sono stati trasferiti i lavoratori, i volontari della Caritas li seguono e portano loro i pasti.

Tornando agli ospiti del dormitorio, 4 hanno rifiutato il trasferimento e sono rimasti per strada, mentre i rimanenti si sono traferiti altrove in modo permanente.

Dal momento della chiusura estiva del Cpaa, è partita anche la mobilitazione in via Pola del collettivo Mononoke, che sabato scorso ha sfilato per le vie del centro di Alba denunciando lo sfruttamento dei braccianti, tema che Gazzetta affronta da anni. In questo momento, sui marciapiedi e nei cortili del complesso dormono circa 16 uomini: la maggior parte di loro, nei  mesi scorsi, avevano trovato rifugio in altre zone della città e gravitavano sul Centro soprattutto per la mensa.

Secondo il racconto dei volontari della Caritas, soltanto alcuni di loro in questo momento lavorano in vigna, mentre la maggior parte non ha un’occupazione. Anche lo stesso Centro di prima accoglienza ha subito danni e vandalismi: «Ci sono stati rubati i materassi nuovi che avremmo dovuto mettere nelle camere e che ora sono sui marciapiedi, così come biciclette e coperte, oltre ad alcuni danni a un salone e ad altri spazi. Abbiamo sporto anche noi denuncia. Purtroppo questi fatti, compiuti da poche persone, rischiano di gettare ombre sul lavoro di integrazione e di legalità che ogni giorno cerchiamo di portare avanti», precisano i volontari.

f.p.

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