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I bottai canellesi rivivono nel volume Re dei lavoratori e re dei vagabondi

Nel periodo d’oro, solo nel concentrico di Canelli c’erano ben nove stabilimenti, con circa 250 lavoratori

I bottai canellesi rivivono nel volume Re dei lavoratori e re dei vagabondi

CANELLI Canelli rivivrà l’epopea dei suoi mitici bottai. L’occasione è data dalla prima presentazione del libro Re dei lavoratori e re dei vagabondi. I bottai di Canelli e dell’Astigiano (1890-1945), di Giuliano Giovine (Impressioni grafiche), che avrà luogo venerdì 15 settembre, alle 21, nella sala Aliberti della biblioteca Monticone di Canelli, in via Giuliani 29; per maggiori informazioni chiamare il numero 335-77.58.153. L’autore dialogherà col professore Vittorio Rapetti, storico e insegnante e modera l’incontro Massimo Branda.

Questo volume, appena uscito, è il frutto di una ricerca iniziata quarant’anni fa, interrotta e poi conclusa negli ultimi due anni. L’autore ricostruisce la storia sociale dei bottai canellesi e dell’Astigiano attraverso documenti d’archivio, articoli di giornale e soprattutto interviste a un mondo che non c’è più. Nei racconti vengono rievocati i passaggi nodali dell’origine degli stabilimenti delle botti, i momenti salienti dell’apprendistato e del lavoro dei bottai, i tratti essenziali della loro cultura materiale. Il tutto arricchito da un corredo fotografico straordinario e una prefazione firmata da Pier Carlo e Renato Grimaldi.

I butalé, i bottai canellesi, sono stati un mito, una leggenda, dagli ultimi anni dell’800 fino agli anni venti del secolo scorso. Nel periodo d’oro, solo a Canelli c’erano ben nove stabilimenti, con circa 250 lavoratori. Si tramanda che i bottai lavorassero solo tre o quattro giorni a settimana e che guadagnassero “più di un direttore di banca”. A Canelli nacque un detto che diceva che el done di butalé i porto l’or an si pé! Però, tanti guadagnati e tanti spesi: facevano continue feste, erano grandi bevitori, frequentatori assidui di osterie e taverne, ma erano dei grandi lavoratori, infaticabili.

La presentazione, inserita nel programma di Canelli città del vino 2023, è organizzata da Memoria viva Canelli in collaborazione con la biblioteca Monticone e le associazioni Valle Belbo Pulita, Unitre Nizza-Canelli e Club per l’Unesco di Canelli e ha il patrocinio del Comune di Canelli, della Provincia di Asti e dell’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.

Giuliano Giovine è nato a Canelli (At) nel 1949 e risiede a Torino. Operaio per dieci anni, laureatosi in Pedagogia, è stato cultore di storia contemporanea alla facoltà di scienze politiche di Torino. Docente per trent’anni, di cui gli ultimi venti come insegnante di filosofia e storia nei licei. Collabora alla rivista Iter.

Vittorio Rapetti è nato ad Acqui Terme, dove è stato a lungo insegnante di scuola superiore. Studioso di storia contemporanea e componente dell’Istituto per la storia della Resistenza di Alessandria, collabora alle riviste Quaderno di storia contemporanea e Iter. Ha pubblicato numerosi saggi di storia economica (tra i quali Uomini, colline e vigneto in Piemonte e Alessandria provincia viticola) e socio-religiosa. Si è occupato di didattica costituzionale (con la mostra Dalla Resistenza alla Costituzione) e di storia locale, curando, tra i molti altri, Gli ultimi testimoni, di Gianna Menabreaz.

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