Extinction Rebellion ha occupato il grattacielo di Intesa Sanpaolo

Extinction Rebellion ha occupato il grattacielo di Intesa Sanpaolo 2

TORINO Questo pomeriggio, più di un centinaio di persone legate a Extinction Rebellion hanno occupato la hall del grattacielo di Intesa Sanpaolo. Nei giorni in cui i ministri dell’ambiente delle sette nazioni più industrializzate si riuniscono a Torino, il gruppo è tornato in azione per denunciare gli ingenti finanziamenti di progetti di estrazione di gas fossile.

Mentre due persone assicurate con corde e imbrago hanno appeso uno striscione rosso tra i due tiranti del grattacielo, con la scritta «Sette Governi decidono, mentre il mondo brucia», altre due si sono arrampicate sui pali antistanti la banca. Decine di persone, intanto, hanno occupato la hall, cantando cori e leggendo discorsi. Tra loro presente anche un “Re nudo”: una delle attiviste indossa infatti un costume da scheletro, un mantello rosso e una corona, anch’essa in fiamme.

«Questo Re nudo simboleggia le menzogne dei Governi e delle grandi banche come Intesa Sanpaolo di fronte agli evidenti effetti del collasso climatico. Il Mediterraneo è una zona rossa climatica, una delle aree del pianeta che si sta riscaldando più rapidamente» afferma Matilde «E l’Italia è un paese che sta pagando un prezzo molto alto a questa crisi. Per evitare una catastrofe dovremmo smettere immediatamente di estrarre e bruciare gas. Invece Intesa continua a investire in progetti di estrazione».

Il colore rosso è il filo della protesta di oggi, per evidenziare il contrasto tra la mancanza di impegno da parte delle istituzioni bancarie e dei governi e l’aumento della temperatura del pianeta. Davanti all’ingresso del grattacielo è stata infatti posizionata una grande sfera rossa, simbolo di una Terra avvolta dalle fiamme, come rossi sono i tubi che avvolgono le braccia delle persone incatenate tra loro all’interno della hall.

È la terza azione di Extinction Rebellion in pochi giorni, dopo lo spettacolo inscenato ieri davanti alla sede RAI (per denunciare le pressioni politiche del governo sui media), e il presidio al museo di Intesa Sanpaolo di mercoledì. Il gruppo vuole infatti portare l’attenzione su come i G7 abbiano scelto di continuare a sostenere il consumo di gas, ampliando il divario tra gli obiettivi politici e gli obiettivi basati sulle conoscenze scientifiche. Come riportato da ReCommon, dal 2015 a oggi, Intesa Sanpaolo ha sostenuto l’industria fossile con 81,6 miliardi di dollari, risultando nella lista delle prime 40 banche a livello mondiale che finanziano l’espansione di multinazionali che operano nel settore. Il Coral North di Eni, al largo del Mozambico, ad esempio, attualmente in fase di approvazione, rientra tra i progetti così detti “bombe climatiche”, ovvero con un potenziale di emissione di oltre un miliardo di tonnellate di CO2.

 

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