ROMA Raccolto nelle terre dell’Albese, un tartufo che si distingue per le particolari caratteristiche di pregio è stato donato dalla famiglia di Roberto Ponzio a una figura che si è distinta per l’impegno in campo ambientale. È papa Francesco a ricevere il prezioso tuber, diventando il nuovo protagonista della tradizionale consegna iniziata dal padre dell’avvocato Ponzio e ripresa in occasione del centenario (1923-2008) della nascita di colui che fu chiamato Re dei tartufi.
La scelta è stata guidata dalle parole che capeggiano sul frontespizio del Museo del tartufo bianco d’Alba, nato in quella che fu la casa del commendatore in via Maestra: «No alberi no tartufi» e «Il tartufo è Alba». Per questo, il tartufo dell’anno sarà conferito a una personalità internazionale che ha dimostrato sensibilità e attenzione alle tematiche ambientali.
Tra le parole presenti sull’attestato che oggi, mercoledì 29 novembre, ha accompagnato la consegna al Pontefice durante l’udienza, si leggono le motivazioni: «Per la sensibilità ai temi ambientali manifestati sin dall’omelia della Messa inaugurale del pontificato; per le preoccupazioni sulla cura dell’ambiente naturale contenute nell’inascoltata Enciclica Laudato si’ del 24 maggio 2015; per il recentissimo aggiornamento delle tematiche ambientali nell’Esortazione apostolica Laudate Deum del 4 ottobre 2023». Infine, «per il costante invito al rispetto dell’ambiente onde non lasciare ai nostri figli una terra peggiore di quella ereditata dai nostri antenati».
Fin dagli inizi del pontificato il Papa ha sempre dimostrato una particolare sensibilità ecologica esprimendo al mondo le preoccupazioni per la cura della natura.
Una visione che si dimostra coerente con i due elementi fondanti della politica commerciale di Roberto Ponzio. Primo tra tutti, il rispetto dell’ambiente. «Stigmatizzava il disboscamento e si batteva per la tutela del terreno contro l’uso indiscriminato dei pesticidi. Diceva sempre che il tartufo è una vera sentinella ambientale, non tollera l’inquinamento», racconta il figlio Roberto. In secondo luogo il pregiato tuber magnatum è fortemente collegato con Alba e il basso Piemonte.
«Questa è la zona dove si raccolgono quelli con le qualità migliori. Mio padre, come dice il suo marchio (“Ponzio, tartufi garantiti dell’Albese”), riconosceva a questi particolari caratteristiche». Erano i mercati locali i luoghi scelti dal commendatore per reperire tartufi, il lunedì a Monforte, il martedì a Dogliani, il mercoledì ad Asti e Neive, il giovedì a Carrù, il venerdì a Nizza e Bra e poi ad Alba il sabato.
Per ripristinare la prassi, «ho allertato tempo fa diversi tartufai che nell’imminenza dell’evento sono usciti con i loro cani per procurarmi il tartufo oggetto della donazione. È fondamentale la freschezza, essendo per lo più composto da acqua, perde qualità e peso. La tempestività è tutto, ma è stato difficile da programmare. Siamo stati inquieti fino all’ultimo con la speranza di poter avere un buon esemplare».
«A differenza delle donazioni di mio padre, il conferimento oggi ha perso la rilevanza mediatica e commerciale, ma rimane il valore simbolico di un’iniziativa che ha contribuito, insieme ad altre, a diffondere nel mondo la fama di questo prodotto, con il rimorso per quello che è andato distrutto, ma anche con la consapevolezza ritrovata per il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente naturale».
Su questo tema Roberto Ponzio sottolinea a nome del padre: «Alba deve tornare una zona di produzione e non di raccolta di tartufi di provenienza ignota e di qualità inferiore. Nel mondo devono arrivare i tartufi non da Alba, ma di Alba».
L’attenzione all’ambiente è direttamente proporzionale al dibattito tartuficolo. La trifola vive in simbiosi con le radici di alcune piante che trasmettono sostanze organiche. Il tartufo, come qualsiasi fungo, è privo di clorofilla, è il terreno che gli garantisce certe caratteristiche organolettiche.
Per favorire la produzione, sui terreni che hanno già per natura vocazione tartuficola, serve piantare alberi di quercia, tiglio, nocciolo, pioppo, salice, castagno, rovere. Sul territorio sono molte le tartufaie create e dedicate alla figura del commerciante Ponzio, da Santo Stefano Roero a Mombercelli e Piobesi fino a Barbaresco, a cui si aggiunge l’intitolazione del 2022 delle gallerie della Maddalena.
Per la famiglia Ponzio, la consegna in Vaticano sarà una delle occasioni per ricordare il commendatore a cui, nel 2015, è stato dedicato il museo. «Ricorrendo il centenario, abbiamo pensato di dar vita ad alcune iniziative, la presentazione del libro e la consegna sono alcune di queste».
«A differenza del passato, il tuber magnatum Pico è stato consegnato direttamente. Mio padre li ha sempre spediti, nel museo abbiamo conservato tutte le lettere di ringraziamento che abbiamo ricevuto da De Gaulle, dalla regina Elisabetta, dal re Baldovino del Belgio, da Aldo Moro, Johnson, Jacqueline Kennedy, Segni, Saragat, Rumor e tanti altri. La tradizione è durata dal 1957 fino al 1968. In tutto sono stati consegnati una quindicina di omaggi. In alcuni casi, come nel 1962, ci fu una doppia consegna. Erano scelte persone di spicco a livello internazionale, in genere capi di Stato e personalità politiche».
La foto della consegna di quest’anno andrà a unirsi alle molte che sono già presenti nella galleria dei ricordi.
Elisa Rossanino