Il macellaio Piero, un’intera vita dedicata alla piemontese

Il macellaio Piero, un’intera vita dedicata alla piemontese
Piero Oberto è stato nominato cavaliere

IL PERSONAGGIO Piero Oberto ha ricevuto l’onoreficenza di cavaliere durante la cerimonia che si è tenuta a Cuneo il 7 dicembre per la consegna di medaglie e diplomi al merito della Repubblica italiana.

Si commuove, Piero Oberto, albese classe 1944, quando gli si chiede di ripercorrere la sua vita. «Ho sempre e soltanto lavorato con i bovini, non sono mai uscito o andato a vedere una partita. A parte, al massimo una volta al mese, quando Bertola giocava a pallapugno», racconta.

«Da quando ho dodici anni mi sveglio alle 5 del mattino, di più non riesco a dormire. Iniziai come garzone nella macelleria Cravanzola di via Maestra ad Alba. I miei erano mezzadri nella più bella cascina del Gallo e non hanno mai posseduto niente. Ricordo che, la domenica pomeriggio, giravo la Langa alla ricerca di belle bestie da portare in seguito al mercato di Cuneo del lunedì».

A 19 anni Piero riesce a rilevare la macelleria di corso Piave. «Cinque milioni erano davvero tanti. All’epoca, alla domenica, andavo anche a servire al Savona. Chiesi aiuto a Giacomo Morra: come risposta disse ai due cuochi: “Da lunedì, prenderete la carne solo da lui”. Mi misi a piangere». Gli affari vanno bene, «vendevo davvero tanto, solo per la San Paolo c’erano circa ottocento preti e suore da sfamare. Ho tenuto l’attività 43 anni, poi, spinto da mio figlio Daniele, abbiamo avviato l’impresa di esportazione di carne che ha sede a Roddi. Vendiamo in tutto il mondo».

Da 43 anni, inoltre, Oberto è l’organizzatore della Rassegna bovina che si svolge ad Alba il secondo giovedì di ottobre. Ed è il capo dei giudici: «Sono in grado di riconoscere da lontano i buoni esemplari. A essere premiato non è il peso, ma la bellezza fisica e la conformazione dei vari arti. Con l’età che avanza, la giornata diventa sempre più faticosa, ma è la passione a farmi andare avanti. Di certo, non sono incentivato dalle istituzioni».

Davide Barile

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