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Notarstefano (presidente Azione cattolica) questa sera ad Alba: «Più pluralismo in alternativa alla tecnocrazia»

Giovedì 18 gennaio alle 21, il presidente di Ac italiana interverrà sul tema democrazia

DIBATTITO Giovedì 18 gennaio, alle 21 nel Seminario di Alba, si terrà un incontro aperto a tutti: “Al cuore della democrazia”. Protagonista Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale di Azione cattolica. L’intervento fa parte del percorso di preparazione alla Settimana sociale di Trieste, che si terrà dal 3 al 7 luglio: un momento di riflessione collettiva sui temi nodali della contemporaneità, con le sue criticità e opportunità.

Quale messaggio tenterà di trasmettere durante la serata albese?

Notarstefano (presidente Azione cattolica) questa sera ad Alba: «Più pluralismo in alternativa alla tecnocrazia»

«Rifletteremo insieme sui problemi dell’oggi e sulle possibili strade da intraprendere. La priorità a livello sociale e politico è quella di mantenere in salute la vita democratica. L’Azione cattolica persegue questa linea di lavoro con convinzione: allestiamo ogni giorno un laboratorio di partecipazione e inclusione, avviando processi di dialogo e di costruzione di ponti relazionali. In generale possiamo dire che la crisi della democrazia si manifesta con forza nel mondo contemporaneo, concretizzandosi in una generalizzata difficoltà a garantire un vero pluralismo di voci. Nel mondo globalizzato il rischio è dunque quello di smarrire qualcosa di prezioso, l’incontro autentico tra persone e il loro reale protagonismo».

Qual è il problema principale nella vita politica del nostro Paese, alla base di questa situazione critica?

«Penso che una delle dinamiche più impattanti sia la convinzione che la “governabilità” e l’economia siano le uniche leve efficaci per gestire i problemi. Mi spiego: se noi pensiamo che il solo strumento per affrontare le criticità del Paese sia l’efficacia delle politiche pubbliche, siamo su una cattiva strada, che racchiude in sé il rischio della tecnocrazia. Le difficoltà odierne non possono essere risolte attraverso strategie più o meno collaudate. È invece necessario comprendere che la strada più prolifica, sebbene più faticosa, è quella del pluralismo, è la capacità di tenere insieme voci e identità differenti, di andare oltre la semplificazione. L’ansia di governabilità porta al rischio di tecnocrazia, evitando così l’avvio di reali processi inclusivi».

Viviamo un tempo in cui le nuove generazioni sembrano faticare sempre di più e le persone appaiono smarrite.

«Questa è un’epoca di frammentazione. La percepiamo quotidianamente sia a livello soggettivo che nelle relazioni tra persone. Siamo come proiettili lanciati in traiettorie individuali, e che raramente si incontrano. È difficile trovare spazi collettivi e di incontro, luoghi in cui mobilitare le riflessioni e la vita comunitaria. Al massimo ci si ritrova tra simili in bolle virtuali e nei clan, che rassicurano e amplificano l’ego, moltiplicano i narcisismi. Le nuove tecnologie non aiutano, perché disancorano dalla vita concreta».

Quale la soluzione?

«Uno strumento imprescindibile per impostare un futuro migliore penso sia il dialogo tra generazioni differenti. Noi adulti dobbiamo capire che i giovani non sono un tema su cui dibattere: è invece importante interagire con loro in luoghi reali, organizzare incontri concreti e riflessioni condivise, costruite insieme. È necessario individuare spazi di aggregazione inediti, perché la scuola, che storicamente ha funzionato da centro gravitazionale, oggi fatica a svolgere la sua solita funzione integrativa. Se cogliamo questa sfida, se inseguiamo questo desiderio di appaiamento e di confronto tra persone anagraficamente lontane, possiamo sperare di avviare dei processi vitali duraturi e rigenerativi».

Maria Delfino

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