Gli amanti in festa per San Valentino

Istituita nel 496 da papa Gelasio I, la ricorrenza dedicata al vescovo nato a Terni si è diffusa in tutto il globo con modi e ritualità differenti

Gli amanti in festa per San Valentino

SAN VALENTINO C’è chi la vede come un’occasione per celebrare l’amore e chi come una trovata commerciale, tra cene al lume di candela e cioccolatini: di certo San Valentino è una ricorrenza entrata a pieno titolo nel patrimonio culturale italiano e non solo.

Le sue origini sono molto antiche e risalgono all’anno 496, quando papa Gelasio I decise di istituire una festa dedicata agli innamorati. L’ispiratore fu proprio san Valentino da Terni, vescovo di Roma: una figura della quale non si sa molto se non che nacque nel 175 d.C. e morì nel 269.

L’alone di mistero ha alimentato i racconti: si dice che celebrò in gran segreto il matrimonio tra la cristiana Serapia e il legionario pagano Sabino, nel momento in cui la sposa era gravemente malata. Altre fonti ricordano la capacità del santo di far riconciliare coppie particolarmente litigiose.

Furono però i monaci benedettini, affidatari della basilica di San Valentino a Terni, a diffondere il culto del vescovo e la festività oltre i confini nazionali, con molte variazioni sul tema, in giro per il mondo.

Negli Stati Uniti, il 14 febbraio non è soltanto il giorno degli innamorati, ma anche della famiglia e dell’amicizia, un’occasione per scambiarsi piccoli dolci simbolici. La stessa interpretazione dell’amore si ritrova anche in Argentina, dove si fanno le cose in grande e la festa dura un’intera settimana.

In Giappone, invece, sono le donne a donare confetti agli uomini che amano: un mese dopo, nel white day, tocca a questi ricambiare il gesto, con un cioccolatino bianco. Una sorta di dichiarazione di amore non verbale, fatta di piccoli rituali, che si ritrova, con le stesse caratteristiche, anche in Corea del Sud.

In Italia si punta su uscite di coppia e piccoli regali, ma le idee originali non mancano nemmeno nell’Albese. Siti e riviste citano le Langhe e il Roero come meta per un weekend romantico: si spazia dalle cene al lume di candela in uno dei ristoranti stellati alle visite in cantina, argomento sul quale c’è l’imbarazzo della scelta.

Per chi ha intenzione di uscire dai soliti schemi ed è alla ricerca di storie romantiche, decisamente d’altri tempi, il museo archeologico Federico Eusebio di Alba custodisce alcuni reperti che raccontano amori passati dei romani di Alba Pompeia. Uno su tutti: la lapide funeraria dedicata a Caio Cornelio Germano, ritrovata nel letto del Tanaro e risalente al I secolo d.C.: il cippo celebra la memoria della compagna dell’uomo, Valeria Marcella, ricordata come «ottima moglie»: è il segno di una coppia felice, visto che era inusuale trovare, su un monumento funerario, anche il nome della consorte.

Un’altra coppia documentata all’Eusebio è formata da Lucio Ebuzio Carpoforo ed Eburcellina Ingenua: scomparsa in giovane età, il marito le dedicò una piccola incisione datata alla seconda metà del II secolo d.C. Nella scritta, il compagno dice di avere la «mente sconvolta» dal dolore, tanto da dichiarare di aver commissionato la lapide per amoris: un termine sentimentale piuttosto inedito per il pragmatismo dei Romani, segno di un legame senza dubbio intenso, tramandato fino a oggi.

f.p.

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