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La fondazione Crc porta le immagini di Michele Pellegrino in mostra a Torino

Michele Pellegrino, nato a Chiusa di Pesio nel 1934, si definisce un fotografo che cerca «ciò che le altre persone non guardano, le piccole cose, quelle più banali».

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TORINO Le valli cuneesi vittime dello spopolamento, la montagna con le cime bianche quando il cambiamento climatico non esisteva ancora, le Langhe in bianco e nero,  i matrimoni negli anni ‘60, l’atmosfera mistica dei conventi di clausura: Michele Pellegrino, nato a Chiusa di Pesio nel 1934, si definisce un fotografo che cerca «ciò che le altre persone non guardano, le piccole cose, quelle più banali».

Lo ha subito precisato ieri, martedì 13 febbraio, in occasione della presentazione della sua mostra negli spazi di Camera – Centro italiano per la fotografia, in via delle Rosine 18 a Torino, l’istituzione museale più importante in Italia nel campo fotografico. Presentata ieri ai giornalisti, la mostra è visitabile da oggi, 14 febbraio. In contemporanea, da oggi sono state aperte al pubblico altre due esposizioni, che si svolgeranno in parallelo: l’attesa mostra “Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore e la guerra”, che in più sale ripercorre le vicende artistiche e umane di due tra i più importanti fotografi di guerra della storia; “Ugo Mulas / I graffiti di Saul Steinberg a Milano”,  un’installazione innovativa e coinvolgente.

Per quanto riguarda Pellegrino, l’esposizione è stata promossa da Camera insieme alla fondazione Crc, che ha avviato da anni una collaborazione con il fotografo.

Ha spiegato Ezio Raviola, presidente della Crc: «Per noi è molto importante portare il lavoro di Michele Pellegrino in un spazio così prestigioso. È un uomo che ha vissuto per la fotografia, con una curiosità che lo ha sempre spinto a cercare ciò che agli altri sembrava sfuggire. È riuscito così a immortalare un mondo, quello della provincia degli anni ’70, che oggi non esiste più e che diventa una testimonianza molto preziosa».

Pellegrino, per condividere il suo lavoro, ha scelto di donare la maggior parte dei suoi scatti alla fondazione cuneese, che ha così iniziato un percorso di valorizzazione. Durante la presentazione, è intervenuta anche la curatrice Barbara Bergaglio: «La storia di Michele Pellegrino è molto particolare: ha iniziato seriamente a fotografare a 33 anni, dopo alcuni tentativi andati meno bene, e da lì non si è più fermato, tanto che ancora oggi continua il suo lavoro, con lo stesso entusiasmo di sempre. Il suo archivio, ricchissimo, è un patrimonio da conservare. Spinto dal suo desiderio di raccontare, con uno sguardo molto personale, è riuscito nel corso degli anni a farsi aprire le porte da chiunque, dalle famiglie che abitavano le vallate oggi disabitate ai conventi in cui pochi laici erano entrati prima di lui».

Ed è stato proprio Pellegrino a dare voce a questo suo desiderio: «Ho iniziato a raccontare le nostre valli ancora prima di Nuto Revelli, quando nessuno si interessava a quelle persone. Con la mia macchina fotografica, sono entrato casa per casa e ho cercato di cogliere le persone e i luoghi così com’erano, nella loro durezza. Per molti anni, nessuno si è interessato alle mie fotografie. Sono felice che oggi non sia più così e che possano essere viste da tante persone».

La mostra sarà visitabile fino a domenica 14 aprile. Nell’ambito degli appuntamenti di Camera, è in programma anche una serata dedicata: martedì 27 febbraio, alle 18.30, interverranno Michele Pellegrino, Barbara Bergaglio e il giornalista Marion Calabresi, che ha conosciuto il fotografo e ha curato alcuni testi per il catalogo della mostra, così da approfondire il suo percorso umano e artistico.

Francesca Pinaffo

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