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Dio ha regalato un patto favorevole all’umanità

Dio ha regalato un patto favorevole all’umanità

PENSIERO PER DOMENICA – TERZA DI QUARESIMA – 3 MARZO

I dieci comandamenti sono una delle pagine più note della Bibbia (Es 20,1-17). Anche buddhismo, confucianesimo e taoismo presentano elenchi di dieci comandi. Al di là però di alcune somiglianze esteriori, il decalogo biblico va interpretato all’interno della fede d’Israele. C’è in sintesi l’idea di Dio, l’idea di uomo e della loro relazione nella storia. E, se non si riducono a un codice di leggi, sono la base anche della fede cristiana.

Dio ha regalato un patto favorevole all’umanità
Cacciata dei mercanti dal tempio, da Evangeliario arabo del XVII secolo, Parma Biblioteca Palatina.

I comandamenti presuppongono l’alleanza. Per noi l’alleanza è un accordo tra pari, per unire le forze ed essere vincenti. Nella Bibbia (forse per influenza della cultura degli Hittiti), l’alleanza non è un patto tra eguali. Si parla di alleanza quando il più forte prende sotto la sua protezione il debole e lo aiuta in modo gratuito. Alla radice dell’alleanza c’è un regalo! I precetti non sono la condizione per ricevere questo regalo, ma l’indicazione della strada da seguire per conservarlo. I dieci comandamenti non sono la strada per arrivare in paradiso, ma le indicazioni per restare nel “paradiso” della salvezza in cui Dio-Gesù ci ha fatti entrare gratis e per non fare della terra un inferno! 

Il decalogo risponde a un nostro bisogno. I dieci comandamenti non sono un’imposizione di Dio, o una punizione, ma un regalo. Solo una legge chiara e autorevole può tenere a freno le spinte individualiste che portano alla disgregazione. Per gli israeliti c’era il rischio che in condizioni economiche precarie, con la minaccia di morire di sete o fame, la solidarietà di gruppo si disgregasse, con omicidi, furti, menzogne… Anche noi nel decalogo troviamo i fondamentali della vita: la fede intesa come credere non solo alla semplice esistenza di Dio, ma al suo amore; il fare attenzione agli idoli che ci rendono schiavi, la giusta alternanza tra lavoro e riposo, il valore della famiglia, il rispetto dell’altro, come richiesto dai comandamenti. 

ANNO DELLA PREGHIERA. 5 Abbiamo bisogno di una casa della preghiera. La cacciata dei mercanti dal tempio (Gv 2,13-25) è il primo annuncio della risurrezione di Gesù. Ma vi si può leggere anche un’indicazione forte per l’Anno della preghiera. Perché Gesù si preoccupa che la casa del Padre non venga snaturata della sua funzione di casa di preghiera? Perché una “casa” del genere è ciò di cui noi abbiamo bisogno. Imparare a pregare è come imparare a leggere: ci sono due ambienti indispensabili: la casa e la scuola. Poi, quando uno ha imparato a leggere bene, può farlo in qualsiasi ambiente. Per la preghiera vale la stessa regola: è indispensabile imparare, prima a casa, poi in chiesa. Chi ha imparato a pregare poi può farlo in qualsiasi ambiente e situazione di vita. Ogni volta che ne ha bisogno.

 Lidia e Battista Galvagno

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