Egea, forse oggi la fumata bianca

Lavoratori Egea in presidio 1

ALBA  La giornata odierna, martedì 19 marzo, è decisiva per la procedura di composizione negoziata della crisi avviata lo scorso giugno per cercare di salvare Egea dal fallimento. È convocata nel pomeriggio la nuova assemblea degli obbligazionisti, che da soli hanno un credito di venti milioni di euro, a cui se ne aggiungono dieci garantiti dal gruppo assicurativo Sace e sono pertanto esclusi dal calcolo. Meno di una settimana fa è finita in un nulla di fatto la riunione che avrebbe dovuto portare all’accordo definitivo.

Perché la composizione vada in porto, è infatti necessario un requisito essenziale: sono richieste un numero di adesioni pari ad almeno il 60 per cento dei crediti complessivi di ogni categoria. In più, la procedura va a buon fine soltanto se l’accordo viene raggiunto per tutte le parti: in parole semplici, se una categoria non firma, salta tutto.

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È ciò che si rischia in concreto con i 77 obbligazionisti coinvolti nell’operazione. Durante l’assemblea della scorsa settimana, su sei gruppi ripartiti in base al periodo di emissione delle cedole, soltanto quattro si sono espressi a favore, mentre due si sono astenuti. A pesare sull’esito finale è stata un’ulteriore richiesta di chiarimenti da parte di due obbligazionisti che pare detengano insieme il 41 per cento del credito complessivo. In particolare, il più dubbioso avrebbe in mano il 29 per cento, mentre un altro vanterebbe obbligazioni per il 12 per cento. Secondo voci interne, nel fine settimana quest’ultimo si sarebbe convinto a firmare, permettendo così di raggiungere il 60 per cento richiesto dalla legge per l’accordo. Il motivo è semplice: se venisse a mancare l’intesa, Egea sarebbe condannata al fallimento, i creditori perderebbero tutto, Iren si sfilerebbe dalla partita e chiuderebbe un’azienda che occupa più di un migliaio di persone. Per quanto riguarda le altre categorie di creditori, l’intesa sembra cosa fatta. I primi a sottoscrivere la procedura sono stati i fornitori, che hanno accettato il 25 per cento delle loro spettanze. Il discorso è diverso per gli artigiani e per i professionisti iscritti agli albi, cui toccherà il totale, come tutela la legge. Ci sono poi le banche: se quelle che vantano crediti garantiti potranno entrare nel 50 per cento nella nuova società che prenderà il posto di Egea, così da recuperare tutto nel momento in cui Iren riscatterà i loro crediti, le altre dovranno accontentarsi del 30 per cento. Pare che, anche con questi ultimi istituti, l’accordo sia dato per certo, in attesa che i consigli di amministrazione delle singole banche approvino le delibere.

Nel frattempo, ieri (lunedì 18 marzo) si è tenuta l’assemblea dei lavoratori del gruppo Egea con il sindacato Cgil (ma era presente anche la Cisl) e un presidio davanti all’azienda. Pare chiusa invece la trattativa con il Fisco, che ha accettato di ottenere il pagamento del 30 per cento dei 240 milioni di crediti complessivi, ripartiti in dieci anni. Qualora anche gli obbligazionisti alla fine accettassero le condizioni offerte, la procedura potrebbe giungere in sede giudiziaria. Il punto di arrivo è l’omologa da parte del giudice competente, che dovrà valutare se siano stati osservati una serie di requisiti per poter ritenere ammissibile l’accordo, rendendolo obbligatorio per tutti i creditori coinvolti. Il percorso dovrà concludersi entro il 16 giugno, perché per la legge la composizione negoziata ha una durata massima di trecentosessanta giorni.

Nella tarda serata di oggi, pertanto, potrebbe arrivare una comunicazione positiva. Fino all’ultimo, però, il futuro di Egea resta appeso a un filo: tutti gli aggiornamenti più tardi su questo sito.

f.p.

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