IL CASO A dicembre dell’anno scorso era stato presentato, all’Agenzia di Pollenzo, il progetto per il rifacimento del ponte fatto costruire da Carlo Alberto di Savoia nell’Ottocento e distrutto durante la Seconda guerra mondiale. L’opera farà parte della ciclovia che collegherà Langhe e Roero e, per realizzarla, dovrebbero essere usati 4,5 milioni dalle opere complementari dell’Asti Cuneo.
Lo studio per il nuovo ponte sospeso è stato finanziato dalla Compagnia di San Paolo. Per ritrovare il medesimo progetto, datato 1973, sarebbe bastato cercare nei cassetti del castello di Verduno, edificio acquistato proprio da Carlo Alberto. Lo ha ritrovato Liliana Burlotto, oggi proprietaria con le sorelle del maniero e autrice, durante l’ultimo anno all’istituto per geometri Einaudi di Alba, del disegno insieme a Nicola Conti, Silvano Ariano, Giuseppe Graglia e Sandro Lazier.
«Soprattutto Lazier, che purtroppo è morto in giovane età, era un genio», spiega Burlotto. «Fu un’esercitazione che ci commissionò Valerio Milano, docente di costruzioni. Il primo anno eravamo in trentadue, mentre in quinta arrivammo in diciotto: il professore ci divise in gruppi e ognuno elaborò un progetto diverso. Il nostro era il più fedele all’originale e, dal nostro insegnante, ricevemmo elogi».
Per lungo tempo «con i compagni di scuola ci siamo persi di vista, ognuno ha fatto la propria strada. Io, per esempio, sono stata insegnante di educazione tecnica. Nel 2023 ci siamo ritrovati per i cinquant’anni dal diploma e, a settembre, qui al castello abbiamo festeggiato i settant’anni. Proprio in quest’ultima occasione ho potuto mostrare il vecchio studio del ponte. All’epoca poche ragazze sceglievano di studiare da geometra. Nella nostra classe eravamo io e Ivana Piumatti, scomparsa nel 2006, e in quarta arrivò Eliana Bonardi».
Oltre a Lazier e Piumatti, di quella classe sono deceduti Roberto Nizza, Ezio Brovia e, quest’anno, Bruno Farinetti. Aggiunge Conti: «Dopo il diploma ho esercitato la professione di geometra per appena un mese come corresponsabile del cantiere Alba verde. In seguito, sono stato maestro d’asilo ed educatore professionale. È stato un grande piacere ritrovare i compagni di classe. Del progetto del ponte di Pollenzo ricordo soprattutto quando andammo, insieme al tecnico di laboratorio Eusebio, a fare i rilievi. Furono due giorni molto intensi, insieme ai tacheometri e ai teodoliti ci portammo i panini».
Oreste Cervella integrò un altro gruppo di progettisti scolastici. «Facemmo un’opera grandiosa, un ponte di Pollenzo ad arco unico rovesciato. Ricordava un po’ quello di Sidney, era una struttura paurosa, anacronistica e mastodontica. Nel vedere il disegno, il professor Milano sorrise. Furono tempi fantastici, vivemmo il periodo della maturità con la giusta spensieratezza del momento. In seguito, ho girato il mondo intero per occuparmi di caldaie industriali».
Davide Barile