
FOSSANO Gerardo Scandone, il meccanico di 59 anni che tutti conoscevano con il soprannome di Aldo, è stato vittima a fine febbraio della malattia di Creutzfeldt-Jakob, rarissima, causata dai prioni, una variante di quella che molti ricordano come la malattia della mucca pazza. Si tratta di proteine anomale che vengono replicate in modo incontrollato, saturando le cellule del cervello di sostanze letali.
Rimangono due interrogativi cruciali: perché questo fenomeno si verifica e, soprattutto, come curarlo. L’unico sollievo attuale sono le terapie palliative, preziose ma incapaci di alterare il destino. A Bra, ad esempio, esiste un Hospice, e va tutto il nostro apprezzamento alle straordinarie persone che vi lavorano, offrendo dignità e accoglienza in un momento così difficile.
Rabbia, impotenza, voglia di riscatto: queste emozioni hanno spinto la famiglia di Aldo a cercare un senso in una storia così assurda, almeno per il futuro, per chi verrà dopo chiamando a intervenire ricercatori indipendenti, determinati a decifrare i misteri delle proteine alterate, visto che le aziende farmaceutiche, che investono solo sulle malattie più diffuse, non offrono supporto.
In poche settimane, Nicolò e la sua famiglia si attivano, cercano contatti, creano una rete e trovano, dall’altra parte dell’oceano, chi studia la malattia di Creutzfeldt-Jakob perché essa ha toccato personalmente i propri cari. Nasce così una raccolta fondi tracciabile, accompagnata da un sito web www.raccoltafondigerardoscandone.com che racconta la storia di Aldo e raccoglie le informazioni più aggiornate sulla malattia. La risposta della comunità di Fossano e di amici vicini e lontani diventa sorprendente.
Trasformare una sconfitta in una vittoria: se ci credi, tutto è possibile.
«L’obiettivo della nostra missione è sensibilizzare sulla patologia» dice il figlio Nicolò. «Ricordare nostro padre e sul perché è importante donare. Ci siamo spinti a creare tutto questo progetto partendo da questi pilastri».
Lino Ferrero
