San Benedetto Belbo: “Nessuno resti indietro” fino alla casa di Toio

San Benedetto Belbo: "Nessuno resti indietro" fino alla casa di Toio
Don Toio. foto Cavallo Oreste

SAN BENEDETTO BELBO Il progetto “Nessuno resti indietro” è stato avviato lo scorso anno in otto classi degli istituti comprensivi di Bossolasco-Murazzano e Cortemilia-Saliceto grazie alla collaborazione tra scuole, Cinema vekkio, Cultura in movimento, Ambiente e cultura, unione montana Alta Langa e impresa sociale Con i bambini. La prossima iniziativa sarà domenica 23 marzo a San Benedetto. Già il titolo, “La censa di Placido e il Monastero di Toio”, è esplicativo per capire quali saranno i luoghi e chi saranno i protagonisti.

L’appuntamento, gratuito, è aperto ad appassionati dell’alta Langa, famiglie con bambini, docenti. Le prenotazioni sono possibili su ambientecultura.it.

Due saranno anche gli orari, alle 10 e alle 14.20. Il ritrovo sarà in piazza XX settembre, a fianco della Censa. Si inizierà con la visita alla storica bottega di Placido Canonica, luogo fenogliano restaurato e dotato di un allestimento multimediale. È il luogo ideale di partenza per i percorsi fenogliani del paese.

In seguito, il gruppo si organizzerà con le automobili per lo spostamento al Monastero di Toio, la cascina di località Prandi, lungo il Belbo, in cui si stabilì il sacerdote Vittorio Delpiano. Originario di Mussotto, morto nel 2020 a 73 anni, dedicò il suo tempo alla salvaguardia delle costruzioni in pietra a secco, all’apprendimento e all’insegnamento delle tecniche di assemblaggio della pietra di Langa. E fu anche appassionato botanico, in grado di raccogliere e classificare oltre cento specie arboree.

Il programma prevede, per i bambini, un laboratorio sugli antichi liguri e, per gli adulti, la visita del Monastero a cura di Maria Ferrari e un intervento scientifico di approfondimento di Donatella Murtas dell’Ecomuseo dei terrazzamenti e della vite di Cortemilia. Chi vorrà, potrà pranzare al Monastero: in questo caso, occorre prenotarsi al 380-18.79.300.

Marco Mozzone di Ambiente e cultura spiega che «il Monastero, che in realtà era l’antica foresteria dei Benedettini, è un luogo del cuore, dove trascorsi momenti piacevoli con la mia famiglia durante l’infanzia. Con Toio vivevano pure don Lorenzo, che ora per motivi di salute è tornato a Ceresole, e Maria Ferrari con il marito. È lei a portare avanti il ricordo ma, per consentire al Monastero di sopravvivere, occorreranno interventi da parte delle istituzioni».

Aggiunge Murtas: «Sarà un piacere tornare nella casa in cui sono stata ospitata tante volte. Con Toio ci trovavamo per chiacchierare di costruzioni con la pietra a secco; alla fine degli anni Novanta, lo coinvolsi in un progetto europeo di scambio sui paesaggi terrazzati. In materia, era la persona più competente. Curioso com’era, quando arrivò in Langa imparò dalle persone del posto. Sapeva insegnare e tramandare perché lui stesso era in grado di porsi le domande appropriate». Con Toio «partecipammo a un convegno in Grecia e preparammo un piccolo manuale. Conosceva la pietra sotto tutti i punti di vista, compreso quello spirituale».  

Davide Barile

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