Come odio la primavera!

Arrivano i pollini e molte persone contano lacrime, starnuti, colpi di tosse. Sono circa 15 milioni – e il dato è destinato ad aumentare – gli italiani che non gioiscono per l’arrivo della primavera. Chi è alle prime armi con le allergie potrebbe confonderne i segni con quelli delle malattie influenzali. Ma chi ormai ci ha fatto il callo sa benissimo che cinque, dieci, venti starnuti consecutivi, arrossamento degli occhi e bruciore di faringe e laringe – a volte conditi da asma bronchiale – sono i sintomi dell’allergia.

Allergici nel Dna. Allergici non si diventa ma si nasce. La reattività esagerata verso alcune sostanze, come appunto i pollini, è scritta nei geni. Dal punto di vista scientifico, l’allergia è una malattia del sistema immunitario caratterizzata da reazioni eccessive nei confronti di sostanze abitualmente innocue.

Alla base di queste reazioni, ci sono le famigerate IgE (immunoglobuline E), ovvero una serie di anticorpi coinvolti nella risposta immunitaria dell’organismo umano. Sintetizzate dai linfociti B, le IgE ricoprono il ruolo di proteggere l’organismo dalle infezioni causate da parassiti ma, per molti individui, queste molecole sono armi a doppio taglio.

I primi ad accorgersi che il sistema immunitario, in determinati casi, rispondeva negativamente alle sollecitazioni esterne furono, nel 1906, i pediatri viennesi Clemens von Pirquet e Béla Schick, i quali introdussero il termine “allergia”.

Meno sterilizzato, più sano. I fattori genetici, però, non sono gli unici a vestire un ruolo chiave nell’insorgenza dell’atopia. Una recente teoria, denominata Hygiene hypothesis, sostiene che l’eccesso di igiene sia tra le cause scatenanti l’allergia. È addirittura dimostrato che un ambiente eccessivamente sterilizzato non è salutare per il sistema immunitario.

Nei Paesi occidentali, il precoce utilizzo di antibiotici nei bambini, di additivi chimici negli alimenti e la loro sterilizzazione sembrano ritardare lo sviluppo della flora batterica – utile per inibire la produzione di proteine allergizzanti –, che invece è presente nei bambini cresciuti in ambienti meno protetti.

Per quanto riguarda il fumo e lo smog, anche se non vi è la certezza che siano fattori di rischio per lo sviluppo dell’allergia, incidono sullo sviluppo di asma e di altre patologie respiratorie.

Come si manifesta l’allergia. I sintomi sono svariati e di diversa gravità: si va dalla rinite allergica all’arrossamento e al prurito della congiuntiva, alle dermatiti (eczemi, orticaria, neurodermite), fino ad arrivare a broncocostrizioni e ad attacchi d’asma. La risposta allergica sistemica può causare reazioni cutanee, broncocostrizione, edema, ipotensione e, nei casi più gravi, shock anafilattico.

Il test principale per diagnosticare l’allergia è cutaneo, il prick-test: una minima quantità di allergene viene messa a contatto con la cute. Si è soliti anche effettuare il radio allergo sorbent test con il quale si ricerca la IgE nel sangue. Inoltre, per la diagnosi di riniti e congiuntiviti, vengono praticati i test di scatenamento d’organo che prevedono lo scatenamento sperimentalmente dell’allergia.

Non esiste una cura definitiva per le allergie, ma una diagnosi certa può aiutare a contenere sintomi e reazioni. Nell’ambito delle allergie inalatorie, è possibile effettuare vaccini che contribuiscono a desensibilizzare gli allergeni. I sintomi vengono trattati con antistaminici e antinfiammatori, come il cortisone (prednisolone e betametasone), che agiscono nell’arco di poche ore.

Enrico Fonte

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