«La morte di Pietro Ferrero ha colpito duro anche i l mondo dello sport». Tra le più toccanti testimonianze di vicinanza alla famiglia c’è quella dell’ex professionista Ivan Gotti, con il quale Pietro aveva instaurato una collaborazione professionale e un’amicizia con un denominatore comune: il ciclismo.
Il corridore di Pellegrino Terme, in provincia di Bergamo, aveva scalato con il capitano d’azienda vette importanti, come il Mortirolo, ma, rispettando la riservatezza “stile Ferrero”, si limita a commentare commosso: «Questa morte mi ha sconvolto. Nessuno poteva immaginare una disgrazia simile».
Al centro, Pietro Ferrero tra Domenico Cavallo (a sinistra) e Salvatore Baldanza, componenti della direzione di corsa, alla partenza del Giro delle Valli cuneesi 2002. Più a sinistra, Domenico Filippi, responsabile del sito web della manifestazione.
Pietro Ferrero – fede al dito indice e ciuffo grigio ribelle – si univa spesso al “gruppo della tangenziale” e, lanciato dalla grande passione per il pedale, aveva preso parte a diverse edizioni del Giro delle Valli cuneesi nelle Alpi del Mare, fino al 2004 riservato alla categoria amatori.
Con lo staff dell’organizzazione sportiva Ciclismo Stampa aveva costruito un rapporto cordiale, così come con gli altri corridori. «Inizialmente c’era grande attenzione per un personaggio di così elevata caratura, poi il clima si stemperò in un approccio più informale. Lui, Pietro, ringraziava sempre», ricorda commosso Domenico Filippi, curatore del sito web della manifestazione.
«Serberò per sempre l’immagine di Prato Nevoso, quando, ad attenderlo sul traguardo, c’era anche la mamma Maria Franca». Sullo sport Pietro amava confrontarsi anche con l’imprenditore vinicolo Bruno Ceretto: «Parlavamo di ciclismo e atletica. Era un atleta, tanto che, alla sua prima partecipazione a una gara di golf di terza categoria, vinse. Pietro era una persona semplice, sintetica, ma incisiva. Era affascinato dai personaggi langaroli che hanno caratterizzato il dopoguerra e quando gli raccontavo qualche aneddoto mi ascoltava con interesse. È riuscito a catturare l’attenzione dei giovani, associando l’immagine dei grandi campioni dello sport ai prodotti dolciari».
Claudio Silvestri, cuoco della Nazionale italiana di calcio e testimonial della campagna pubblicitaria di Nutella, gli riconosce grande sensibilità: «Il mio rammarico più grande è di non aver avuto il tempo di conoscerlo, ma provo enorme dispiacere per la perdita di un imprenditore italiano di tanto spiccate capacità. Oggi, se sono riconosciuto per strada, il merito è anche della Ferrero. Il mio profondo cordoglio è rivolto ai familiari a lui più vicini».
Alessio Bottigliero