Il bottino di medaglie d’oro delle due edizioni più recenti – 27 in Olanda nel 2008 e 28 in Austria tre anni prima – sembrava arduo quantomeno da pareggiare per gli albesi, ma l’edizione casalinga delle Olimpiadi delle città gemelle ha stracciato tutti i record: l’inno di Mameli è risuonato per 41 volte, monopolizzando il centro sportivo Europa dove si sono disputati tre tornei a squadre (calcio femminile, volley maschile e femminile) tutti vinti dalle rappresentative albesi e il Coppino dove Alba ha vinto l’oro nel calcio maschile grazie a una vittoria nell’ultima partita del girone. Il quadro degli sport di squadra è completato dall’argento del basket maschile.
I veri cacciatori di medaglie che hanno lanciato Alba in vetta al medagliere sono stati i nuotatori (19 volte sul gradino più alto), gli atleti (sulla pista di San Cassiano Fratelli d’Italia è risuonato 10 volte) e i judoka (8 ori sui 16 distribuiti dalla disciplina). Per Alba anche 34 argenti e 26 bronzi per un totale di 101 medaglie in nove delle dieci discipline.
La corsa al secondo posto ha visto Pontoise (29 ori, 29 argenti e 28 bronzi) sopravanzare di pochissimo Sittard-Geleen (25 ori, 25 argenti e 26 bronzi).
Negli sport individuali la distribuzione delle medaglie è stata alquanto omogenea, con l’eccezione del badminton, dominato dai turchi di Bergama, che hanno vinto nove delle dieci competizioni in programma.
Alla fine dei tre giorni di giochi, però, è impossibile distinguere chi ha vinto e chi no. Ha avuto ragione il ragazzo olandese che ha letto il discorso di saluto della sua città durante la cerimonia di apertura: dopo una frase in olandese ha detto: «Ora ripeto in inglese che cosa ho appena detto nella mia lingua che qui in pochi capiscono. Sono sicuro però che in questi tre giorni la lingua universale dello sport e dell’amicizia si farà capire da tutti».
L’euforia dei mille giovani atleti ha contagiato tutti e la medaglia resta soltanto uno della marea di ricordi che turchi, tedeschi, scozzesi, austriaci, francesi, olandesi e albesi si portano a casa, aspettando l’edizione 2014 che si terrà a Bergama. La città turca, che ospiterà la quattordicesima edizione delle Olimpiadi delle città gemelle, inventate da Böblingen nel 1978, porta via da Alba non solo la bandiera olimpica, che passa di mano in mano tra le città organizzatrici, ma anche la coppa Fair play che le delegazioni ufficiali e i general coach hanno deciso di assegnare all’unanimità alla squadra con le tute turchesi. Per Bergama è una doppia gioia: tre anni fa i ragazzi crearono parecchi grattacapi al di fuori delle gare; oggi ad Alba sono stati esempio di sportività in campo e di grande maturità civica per tutta la manifestazione. Quindi: güle güle, arrivederci a Bergama.
Giulio Segino
Successo organizzativo grazie a volontari molto professionali
Esame superato a pieni voti
Due anni di lavoro, che negli ultimi mesi ha preso ritmi vorticosi, hanno fatto il successo organizzativo delle Olimpiadi delle città gemelle di Alba 2011. Quattrocentomila euro, raccolti in gran parte tra gli sponsor e dalle istituzioni e investiti metà per migliorare gli impianti cittadini e per ospitare degnamente 1.300 tra atleti e allenatori e oltre 100 autorità delle sei città partecipanti. Alba e i suoi volontari molto professionali hanno superato a pieni voti l’esame con l’evento tornato in città dopo ventidue anni. Tutta la complessa macchina organizzativa ha funzionato benissimo: sui campi di gara, nelle scuole dormitorio, in mensa, sui bus navetta, nelle serata di intrattenimento, durante le cerimonie ufficiali e in tutti gli appuntamenti dedicati alle delegazioni delle città.
Per una volta la capacità di improvvisare che nel mondo riconoscono a noi italiani non è servita più di tanto, perché l’intenso e meticoloso lavoro di preparazione non ha lasciato scoperta quasi nessuna sfaccettatura dell’evento. Tutto è stato ripagato dai sorrisi e dalla ventata di gioia che i ragazzi olimpici hanno portato in città. Il vero successo organizzativo lo si leggeva sabato sera negli occhi di tutti quelli con le magliette rosse, verdi, blu e nere con gli “incarichi” stampati sulla schiena e di tutti quelli con le giacche fluorescenti della Protezione civile: «È stata una fatica ma ne è valsa la pena». Peccato che la prossima edizione da organizzare sia solo tra vent’anni…
g.s.