«Dove sono finiti i padri fondatori della patria?» si chiede Mario Sandri, poeta (nei suoi quaderni d’appunti sono oltre 500 le poesie scritte finora) e viticoltore e, fino a due anni fa, consigliere ad Alba per Forza Italia e per il Pdl.
«Cavour ed Einaudi, figli di quel magnifico territorio che sono le Langhe, furono grandi politici perché vennero ispirati anche dalla natura ».
Comincia da qui, in un torrido pomeriggio di luglio e con le colline che fanno capolino fuori della finestra, il colloquio con Sandri, che proponela sua ricetta per uscire dalla crisi di valori che sta colpendo il Paese.
«Quella di oggi non è politica. Per avere un futuro bisogna far rinascere la verità, altrimenti il Paese viene portato alla deriva», spiega Sandri.
Che alternativa suggerisce, Sandri?
«Quando la politica diventa mirata all’interesse dei singoli, la sua efficacia si perde nel disinteresse generale. La dimostrazione è che i posti di governo dovrebbero essere il luogo in cui germogliano i semi delle idee, invece assistiamo all’esplosione dei Bisignani di turno, i quali gestiscono il potere, considerando gli altri come sudditi. La soluzione sta nella natura, che non tradisce chi la sa aspettare nei suoi ritmi millenari. I sapori, poi, sono la luce del creato, mentre nell’attuale modo di fare politica i profumi di certe situazioni, che emergono di tanto in tanto, fanno rabbrividire. Se sei amico di qualcuno, vieni coinvolto e decidi, ma vediamo sempre più spesso, a tutti i livelli, ruoli attribuiti solo con il criterio del consenso e personaggi che seppure senza competenza si ostinano a legiferare su argomenti di cui conoscono a malapena il titolo. Il politico deve a ogni passo chiedersi se è nel giusto».
Servirebbe un ritorno alla politica fatta per passione e non per utile personale, quindi…
«Esatto. Nelle cose fatte con passione albergano la verità e la realtà e vengono messi da parte i falsi scopi e i secondi fini. Come in vigna solo le decisioni nel rispetto alla natura ti portano a un grande vino, così nella politica e nell’amministrazione adeguarsi ai ritmi naturali porta al benessere collettivo che è il fine più alto a cui deve tendere la politica. Pensiamo al genio di Leonardo Da Vinci: venne guidato dalla natura e ha immaginato invenzioni che il mondo avrebbe realizzato dopo secoli».
g.s.
Foto Marcato