Gli occhi tristi del Rwanda

Sono partiti il 4 e rientrati in Italia il 24 agosto, gli otto giovani volontari dell’associazione “Granello di senape” provenienti da Langhe e Roero, oltre che dalla Toscana, che hanno scelto di dedicare tre settimane al popolo rwandese. Le loro testimonianze.

CRISTINA «Dopo anni passati a fantasticare su un viaggio in Africa, ho realizzato il sogno. L’idea si è concretizzata quando l’ho condivisa con le mie amiche Giulia ed Emanuela: insieme abbiamo contattato Granello di senape e ci è stato proposto il Rwanda come meta», dice Cristina. «Si è rivelato un Paese traumatizzato. La gente ha ancora negli occhi il genocidio consumato nel 1994 e nel 1998, molte donne sono vedove e tanti bambini vivono per strada. Durante il nostro soggiorno l’équipe rwandese dell’associazione ci ha fatto conoscere i progetti intrapresi a Musanze e Nyakinama. Qui abbiamo incontrato i bambini che, grazie alle adozioni a distanza, possono andare a scuola, le loro famiglie, e visto le case nelle quali abitano. So che quando si decide di adottare un bambino a distanza c’è sempre un velo di scetticismo e per questo vorrei riuscire a comunicare la serietà che le persone dell’équipe Rwanda mettono nel lavoro, affinché le persone possano fidarsi e migliorare il futuro dei piccoli».

ELISA
La compagna di viaggio di Cristina, Elisa, racconta: «Avevo fatto un viaggio in Etiopia nel 2008. La prima volta è un’esperienza unica, che tocca nel profondo del cuore, perché si vede dal vivo ciò che si legge distrattamente. Ho visto la fame, la malattia e la povertà estrema, ma anche la forza che permette di sopravvivere alle persone e la loro voglia di ridere, nonostante tutto. Ho capito che l’Africa può essere spietata e avara, ma anche dolce e generosa per la bellezza dei paesaggi e la natura incontaminata, che fa spaziare lo sguardo fino all’orizzonte. Ho portato queste immagini e sensazioni nella mia vita in Italia e ho cercato di farne tesoro. Nonostante siano passati tre anni e io abbia ripreso le abitudini frenetiche che la nostra società ci impone, quelle emozioni sono ancora così forti da farmi provare nostalgia dell’Africa. Ecco cosa mi ha spinta a partire per il Rwanda».

GIUSEPPE
Uno dei responsabili del progetto, Giuseppe, racconta: «Avevo già partecipato l’anno scorso a un viaggio organizzato da Granello di senape in Costa d’Avorio. A differenza di quello che avevo visto laggiù – il sorriso non era un’espressione rara e la musica delle feste teneva allegro tutto il villaggio – in Rwanda si respirano silenzio, inganno, sfiducia e tristezza. Al ritorno è difficile raccontare, ma i ricordi di un Paese come il Rwanda riaffiorano inaspettati e condizionano la vita di prima del viaggio».

IRENE
Un’esperienza simile è quella di Irene: anche lei era stata in Costa d’Avorio. Le sue parole: «In entrambe le occasioni a fendere il mio cuore sono stati gli occhi grandi dei bambini, le danze tribali, una pace ritrovata, canti commoventi. Mi sono ritrovata a tu per tu con il tempo che, per la prima volta nella vita mi aspettava, non si faceva rincorrere, al punto che mi sono dovuta riabituare ad avere tempo per me e non è stato facile».

CRISTINA
La ragazza è rimasta colpita dal dolore del popolo rwandese. Racconta Cristina: «Durante le giornate di formazione per il viaggio, i volontari dell’associazione ci avevano detto che i rwandesi sono molto diversi dall’immagine che abbiamo degli africani. Oggi posso affermare che è così: il popolo è silenzioso e rassegnato. Non si sentono canti o risate e gli occhi dicono più di mille parole. È sconvolgente vedere la tristezza che sovrasta la quotidianità e lo è di più leggerla negli occhi dei bambini».

GIULIA
La ragazza, alla prima esperienza, afferma: «Riassumere quello che è stato è difficile e non rispecchia la complessità e la profondità dell’esperienza. Ciò che rimane sono sensazioni, immagini, suoni e profumi lontanissimi, ma che provo a ricercare dentro di me ogni giorno, per mantenere vivi i ricordi. Ricordi di bambini, soprattutto: bambini ovunque; grandi e piccoli; contenti e tristi; a scuola o al mercato; soli, ma sempre insieme. Ricordi di uomini, donne e famiglie. Mani strette, tanti abbracci. Tante persone che camminano, per le strade e attraverso le colline, tanti passi, tanto “battere il piede per terra”. Sono alcuni dei pensieri che affiorano disordinatamente, che chi è stato in Rwanda può conoscere».

a.r.

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