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Il Tribunale salvo (forse) con un’inedita unione tra Alba e Mondovì

La sopravvivenza del Tribunale di Alba è tutt’altro che sicura. Le voci dei giorni scorsi secondo cui il Palazzo di giustizia di piazza Medford sarebbe stato salvo dalla scure del Ministero della giustizia vengono ora ribaltate. A lanciare l’allarme  è l’assessore regionale Alberto Cirio, che rivela di aver appreso che il rischio per Alba di perdere il proprio tribunale è sempre più evidente.

Tribunale

«Il compito di individuare i criteri per la soppressione e l’accorpamento delle sedi è stato affidato a una commissione tecnica», spiega Cirio, «e gli indici valutati sono tre: il numero di abitanti serviti, il numero di cause all’anno e l’estensione geografica del tribunale. Gli unici vincoli, invece, riguardano il divieto di sopprimere i tribunali dei comuni capoluogo e l’obbligo di mantenerne almeno tre in ogni territorio sede di Corte d’Appello. Per il Piemonte, che conta oggi 17 tribunali, il piano prevede la soppressione di 6 sedi, compresa quella di Alba che verrebbe accorpata con Asti. Sarebbero mantenuti, quindi, solo i tribunali dei capoluoghi, con eccezione per Torino che vedrebbe salvate anche le sedi di Ivrea e Pinerolo».

Di fronte al pericolo di un accorpamento con Asti definito «ingiusto, assurdo e inaccettabile», oltre che fonte di un «danno enorme e ingiustificato», le forze politiche ed economiche del territorio albese si sono riunite lunedì 28 maggio nella sede dell’Associazione commercianti per elaborare una strategia d’azione.  Giancarlo Drocco ha espresso una forte preoccupazione: «Prima era a rischio l’ospedale, quindi la sede della Guardia di Finanza e ora il Tribunale, che riveste una notevole importanza per quanto concerne l’aggregazione dell’area albese. Sembra che il nostro territorio venga smembrato pezzo a pezzo». Alle parole del presidente dell’Aca ha fatto eco Cirio: «Dobbiamo tenere presente che tra qualche anno Alba non avrà più un ospedale cittadino. Se la città verrà privata anche del Tribunale, con la conseguente naturale tendenza degli avvocati a spostare gli studi, il numero di persone che graviterà su Alba diminuirà molto, con un inevitabile impatto negativo sui consumi».

Dall’on. Guido Crosetto è arrivata la conferma di un futuro a tinte fosche: «Le indicazioni che giungono da Roma sono che Alba non abbia chance di salvarsi da sola. Per avere qualche speranza dobbiamo metterci d’accordo con altri». L’opportunità migliore è stata ravvisata dagli esponenti politici nella creazione di un nuovo Tribunale che vada a unire Alba e Mondovì. Non un semplice accorpamento, quindi, ma una sorta di fusione. La nascita di questa nuova realtà giudiziaria, che manterrebbe il nome di entrambe le città, avrebbe un duplice effetto positivo: da un lato l’incremento dei numeri del Tribunale di Alba (alle 214 mila persone oggi servite dagli uffici giudiziari di piazza Medford si aggiungerebbero i 90 mila di competenza del Tribunale monregalese), dall’altro la creazione di un fronte politico comune che andrebbe ad annoverare anche Enrico Costa, capogruppo Pdl nella Commissione giustizia della Camera, da sempre schierato a sostegno del Tribunale di Mondovì.

Stando alle prime indicazioni di massima, Alba manterrebbe la Presidenza del Tribunale, così come le competenze del collegio giudicante e la sede dell’Ordine degli avvocati. Mondovì, invece, eviterebbe l’oblio attraverso la creazione di una sezione in loco non identificabile come «sede distaccata».

L’Amministrazione albese ha espresso un’opinione favorevole:  «Per salvare il Tribunale siamo disposti a fare dei compromessi», ha detto il sindaco Maurizio Marello, che ha invitato i rappresentanti dell’Ordine degli avvocati a contattare rapidamente i “colleghi” monregalesi per elaborare una proposta tecnicamente fattibile. Lo stesso Ordine forense, rappresentato dal segretario Teodoro Bubbio e dal consigliere Alessandro Paganelli, ha manifestato una cauta approvazione. Per gli avvocati lo scoglio principale rimane la difficoltà tecnica di realizzare un organismo giudiziario che non ha precedenti in Italia. Ma se anche tutto ciò fosse possibile, garanzie per Alba non ce ne sarebbero comunque. A decidere il destino del Tribunale sarà infatti il ministro Paola  Severino, senza dover rendere conto al Parlamento.

Roberto Buffa

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